Sono tempi duri per Area Popolare. Piano piano la formazione politica formata dalla triade Nuovo Centro Destra (Ncd)-Unione di Centro (Udc)-Scelta Cvica (Sc) si sta sgretolando di fronte allo strapotere di Renzi. In un anno e mezzo di governo, infatti, il Presidente del Consiglio ha spesso strizzato l’occhio all’elettorato moderato a partire dal jobs act – con susseguente abolizione dell’articolo 18 – fino alla legge sulla responsabilità civile dei magistrati, obiettivo storico dei vari governi Berlusconi. Così, dopo i primi smottamenti interni a Forza Italia con annessa formazione di Ala (Alleanza Liberal-popolare Autonomie), gruppo parlamentare guidato da Denis Verdini che ha sostenuto il governo sulle riforme costituzionali, qualcuno dentro Ap invoca già una modifica della legge elettorale per apparentarsi con il Partito Democratico alle elezioni del 2018. Fantapolitica? Forse. Ma intanto la trasversale guerriglia contro una legge elettorale approvata 5 mesi fa è un sintomo evidente della nuova fase politica.
Area Popolare, sondaggi impietosi
Ad oggi, però, i sondaggi parlano chiaro: non è affatto scontato che i tre micro-partiti di centro uniti riescano a raggiungere la soglia minima del 3%. E allora come si fa? Facile, un bel Partito della Nazione guidato dal premier che ingloberebbe – oltre ai democratici di cultura cattolica – verdiniani, casiniani ed ex montiani. D’altronde la scissione interna a Scelta Civica di qualche mese fa produsse proprio questo: esponenti di peso come Linda Lanzillotta, Stefania Giannini e Pietro Ichino che in un attimo transitarono nelle file del Pd. Naturalmente la formazione di questo fantomatico Partito della Nazione produrrebbe un’inevitabile quanto annunciata scissione dentro al Pd, con gli ex-comunisti bramosi di occupare quell’enorme spazio a sinistra che si verrebbe a creare con la deriva centrista del partito di governo.
Area Popolare, la disgregazione
L’idea del Partito della Nazione di cui si parla da tempo però a qualcuno non è andata giù. Nunzia De Girolamo, Gaetano Quagliariello, Carlo Giovanardi. Tutti fuoriusciti dal Nuovo Centro Destra perché non più in linea con il partito di Alfano che, ad oggi, sembrerebbe più propenso fare la spalla di Renzi che a costruire un centro-destra unito con Berlusconi e Salvini. Dall’altra parte c’è chi, come Fabrizio Cicchitto, accoglierebbe con favore l’idea di sostenere legarsi al premier.
Proprio a questo proposito l’Udc si starebbe già mobilitando. Ieri Dagospia ha pubblicato la notizia di un pranzo tra Denis Verdini, Lorenzo Cesa ed esponenti di Confimprenditori al ristorante Ciampini a San Lorenzo in Lucina, proprio davanti alla sede di Forza Italia. Proprio il sito diretto da Roberto D’Agostino ha previsto la prossima mossa di Verdini: convincere deputati e senatori dell’Udc a “traslocare” in Ala formando un gruppo autonomo più corposo sia a Montecitorio che a Palazzo Madama in vista di una possibile lista chiamata “Moderati per Renzi”, progetto politico a cui l’ex sherpa berlusconiano sta lavorando da tempo (qualcuno dice con la benedizione di Luca Lotti).
Ieri in un’intervista a Repubblica Pier Ferdinando Casini ha annunciato il proprio sostegno a Matteo Renzi, che si è dimostrato “capace di fare cose concrete”. E, riguardo al Partito della Nazione, ha dichiarato: “vedo che l’evocazione del Partito della nazione suscita una certa indignazione. In particolare, nei pressi degli amici della minoranza del Pd. Forse avrebbero fatto meglio a indignarsi quando hanno privilegiato la scelta di Marino bocciando personalità competenti e sperimentate come Paolo Gentiloni. Magari ci fosse un partito o una coalizione capace di uscire dalla retorica destra sinistra per fare solo e semplicemente le cose giuste”.
Area Popolare, la mossa di Cesa
Oggi intanto il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa ha fatto la prima mossa alla direzione del partito all’Hotel Bernini di Roma: promuovere una “veloce” campagna di tesseramento (“anche a 5 euro”) per costruire “un’ iniziativa chiara dal punto di vista della identità e della proposta politica” che non si limiti ad una “pura sommatoria” di sigle “da Verdini a Scelta Civica” ma che possa presentarsi credibile alle prossime amministrative di maggio “specie nelle grandi città dove il voto è più politico”.
Giacomo Salvini
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