Risultati Elezioni Birmania: la National League for Democracy (NLD) di Aung San Suu Kyi potrebbe aver vinto le prime elezioni birmane svoltesi liberamente negli ultimi 25 anni. Il Premio Nobel per la Pace 1991, anche se ancora non sono stati diffusi i dati ufficiali di voto, è sicura della vittoria: “tutti voi sapete come finirà” ha detto poco prima che le proiezioni ponessero il suo partito intorno a quota 70% dei seggi conquistati. Dal canto loro, i vertici dell’Union Solidarity Development (USDP) hanno ammesso la sconfitta: “dobbiamo scoprire perché abbiamo perso” anche se “aspettiamo in risultati finali” ha dichiarato U Htay Oo presidente ad interim del “braccio” politico dei militari al potere dal 2011 (quando una dittatura, durata 50 anni, venne sostituita da un governo comprendente anche “civili”) .
BREAKING: Myanmar opposition spokesman says party has won about 70 percent of votes counted so far.
— The Associated Press (@AP) 9 Novembre 2015
Risultati Elezioni Birmania: ha vinto Aung San Suu Kyi?
Resta il fatto che un quarto dei seggi del Parlamento birmano è riservato a membri nominati dalle forze armate, dunque, il partito di San Suu Kyi dovrà aggiudicarsi almeno due terzi dell’aula per ottenere una maggioranza in grado di governare. Inoltre, la costituzione birmana – che ancora concede molti poteri all’esercito – non consente a chi ha dei figli di nazionalità “straniera” di ricoprire la carica di Presidente: due figli di San Suu Kyi, come il suo defunto marito, sono inglesi. La National League for Democracy avrà molte difficoltà ad apportare delle modifiche alla costituzione considerato che i membri del Parlamento birmano nominati dai militari hanno la possibilità di opporre il veto su eventuali riforme alla carta fondamentale.
In ogni caso i risultati ufficiali saranno comunicati tra un paio di giorni mentre per conoscere il nome del nuovo presidente – eletto in modo “indiretto”, cioè non è prevista una consultazione popolare ma una votazione parlamentare – si dovrà aspettare almeno fino a febbraio. Al momento, sappiamo che l’affluenza si è attestata intorno all’80%: hanno votato circa 30 milioni di persone, tuttavia, nonostante gli osservatori internazionali abbiano giudicato lo svolgimento delle operazioni “sostanzialmente” corretto, a centinaia di milioni di persone – spicca il caso della minoranza musulmana dei Rohingya – è stato impedito di esprimere la propria preferenza.