Non è Alleanza Nazionale anche se si può anche leggere come AN. Alla fine le indiscrezioni avevano qualcosa di vero: di Azione Nazionale si era parlato e Azione nazionale ora esiste, presentata oggi a Roma dai suoi artefici in una conferenza stampa annunciata da giorni. La creatura è un movimento politico, volto a riaggregare le anime disperse della destra a partire dai territori, anche se sul nuovo nato pesa già la “scomunica” di Fratelli d’Italia.
Nome, simbolo e promotori della ‘nuova’ Alleanza Nazionale
Il progetto è stato promosso dai primi firmatari della “mozione dei quarantenni” discussa all’ultima assemblea della Fondazione Alleanza nazionale. Avevano tentato di avere l’appoggio politico ed economico dell’ente alla nascita di un nuovo soggetto che rappresentasse in pieno la destra italiana, ma era andata male; al loro fianco, allora e oggi, una trentina di associazioni d’area riunite in ForumDestra. Il nome scelto ha un sapore antico: la sigla, An, è la stessa del partito guidato per anni da Gianfranco Fini; “Azione” figurava nell’etichetta delle organizzazioni giovanili d’area (Azione studentesca, Azione giovani). La denominazione era stata anticipata giorni fa dal sito Destradipopolo.it di Riccardo Fucile: si parlava di un “nuovo contenitore politico”, frutto di un’intesa tra Fini e Gianni Alemanno, per molti vero sconfitto dell’assemblea della fondazione, avendo sostenuto con Prima l’Italia i “quarantenni”.
Alla conferenza stampa a palazzo Ferrajoli, però, non hanno parlato né Fini né Alemanno, ma appunto i primi firmatari della mozione: Fausto Orsomarso (consigliere regionale in Calabria, lunga militanza nel Fronte della Gioventù e in Azione Giovani) è il portavoce per i primi tre mesi, gli altri (Sabina Bonelli, Alessandro Urzì, Michele Facci, Andrea Santoro, Gianluca Vignale) sono nel consiglio direttivo. Lì siedono pure (e sono intervenuti) Marco Cerreto, portavoce di Prima l’Italia (e, almeno per ora, nella direzione nazionale di Fratelli d’Italia) e Mario Ciampi, professore di Storia delle relazioni politiche e legato alla fondazione Liberadestra, guidata da Fini. Come presidente del comitato dei promotori (“persone di esperienza politica e di cultura con ruolo di indirizzo culturale e politico”), invece, spunta Pasquale Viespoli, già sottosegretario in tre governi Berlusconi e tre volte parlamentare (per An, Pdl, Fli e Coesione nazionale), ora presidente di Mezzogiorno Nazionale.
Il richiamo ad Alleanza nazionale, in ogni caso, si respira anche nel simbolo, che dall’atto costitutivo risulta depositato all’Ufficio italiano brevetti e marchi da Marco Cerreto, Roberto Menia e Giuseppe Scopelliti (ma i loro nomi nel database ancora non risultano). Il cerchio è diviso in senso longitudinale come nella vecchia grafica, riprendendo anche il nome bianco nella parte superiore blu (certamente in un tono più scuro rispetto al disegno di Massimo Arlechino del 1994). Niente fiammelle nella parte inferiore – Fdi e la Fondazione An reagirebbero subito – ma, sul fondo azzurrino sfumato, spunta una striscia tricolore che in primo piano si sfrangia nelle tre tinte: se la prima parte “trapezoidale” della fascia, con un po’ di fantasia, può rimandare a una A, le tre fettucce divise formano visibilmente una N che, grazie a un gioco di ombre, prospettive e al verde che deborda sul semicerchio superiore, dà l’impressione della tridimensionalità. Un tocco geometrico-futurista, dunque, in un emblema che cerca di coniugare tradizione e sguardo in avanti (a proposito, i firmatari dell’atto costitutivo si sono cautelati, introducendo il divieto di uso del simbolo per 5 anni in caso di scioglimento dell’associazione, a meno che non ci sia l’accordo di tutti).
Primarie e programma
La road map di Azione nazionale è tracciata in un documento che, partendo dalla “crisi di identità e di rappresentanza”, oltre che di radicamento, del centrodestra italiano, invoca un “profondo rinnovamento nei metodi e nei contenuti” di quell’area, a partire dall’adozione delle primarie per individuare i candidati sindaci (a partire da quelli delle grandi città in cui si voterà nei prossimi mesi) e il potenziale Presidente del Consiglio.
Perché la destra riprenda a generare speranza per gli italiani, dovrebbe guarire se stessa da tre “malattie” (il leaderismo a livello centrale e periferico, la tendenza oligarchica dei ceti politici e “la rimozione della propria storia degli ultimi vent’anni”) e proporre un programma solido, imperniato su sei temi: la centralità della Nazione e il rispetto della sovranità, il senso dello Stato, la solidarietà comunitaria, la promozione del Made in Italy e del lavoro italiano, la partecipazione dei cittadini e dei lavoratori e i valori non negoziabili della persona.
Movimento o Partito?
Azione nazionale prevede circoli locali aperti alla partecipazione (un comitato etico verificherà “chiari e documentati casi di indegnità”), ma a livello regionale l’organizzazione sarà autonoma, in base alle esigenze dei territori, rispettando direttive e linee di programma nazionali; a fianco del movimento opererà una confederazione di liste civiche e locali, realtà autonoma ma “pienamente integrata nelle finalità e negli obiettivi programmatici” di Azione nazionale, che si fonderebbe meglio a partire dai territori, in una strategia nazionale.
Per una partecipazione ampia e consapevole si apriranno un blog – e una piattaforma di voto online (per le decisioni chiave sulla formazione politica); si adotterà poi un sistema di finanziamento “diffuso e trasparente”, creando un Albo online dei sostenitori, “da presentare come credenziale della propria correttezza e indipendenza”.
Da ultimo, il documento precisa – ma da atto costitutivo e statuto provvisorio non è palese – che gli aderenti ad Azione nazionale potranno essere contemporaneamente iscritti ad altro partito o associazione di centrodestra: ciò a conferma del carattere movimentista dell’ente. Intanto, però, i documenti di base dell’associazione assoggettano i rendiconti ai controlli previsti dalla legge n. 96/2012 per partiti e movimenti; l’atto costitutivo fa pure riferimento, per lo statuto definitivo, all’art. 5 della stessa legge in materia di democrazia interna (disposizione però abrogata dal decreto-legge n. 149/2013, che ora regola la materia in questione: bisogna quindi fare riferimento alla nuova fonte?). Per la legge, dunque, quello denominato Azione nazionale potrebbe porsi come un vero partito, con statuto da registrare, che in prospettiva potrebbe pure presentarsi alle elezioni. La scelta di dotarsi di un emblema tondo (e non quadrato, come quello di Terra nostra), in fondo, non sembra lasciata al caso.