Varato il vascello in un affollatissimo teatro Quirino, troppo piccolo per contenere l’entusiasmo degli astanti, il nuovo gruppo parlamentare della “Sinistra italiana” si accinge a solcare i mari del consenso e a lanciare la sfida al Pd renziano sin dai prossimi appuntamenti elettorali, navigando spedito verso la costruzione di un nuovo soggetto unitario. Fonti anonime, in possesso di strabilianti capacità divinatorie, hanno tracciato per noi una road map del futuro di questa compagine politica, che intendiamo pubblicare a beneficio dei lettori, così che possano apprendere con largo anticipo mosse e sviluppi della neonata forza parlamentare, destinata a sparigliare assetti ed equilibri dello scacchiere politico italiano.
Fantomatica road map ‘Sinistra Italiana’
7 dicembre 2015: “Sinistra italiana” ha visto la luce da appena un mese ma nel gruppo già cominciano a serpeggiare i primi malumori. Cresce l’astio tra la componente di Sel guidata da Vendola e quella ex Pd capitanata da Stefano Fassina, ormai schierate su fronti diametralmente opposti in merito a molti temi, tra cui l’incisività dell’intervento statale nell’economia, la minore o maggiore estensione del reddito minimo garantito e l’impiego della pancetta nella carbonara al posto del guanciale. La frangia di Fassina è a sua volta dilaniata da dissidi interni alimentati dalla fazione dei dattorriani, seguaci di Alfredo D’Attorre, intenzionati più che mai ad accaparrarsi la leadership della neonata ma già cagionevole creatura politica.
9 gennaio 2016: L’anno nuovo si apre con un crescendo shakespeariano di veleni e vendette incrociate. L’assemblea nazionale che avrebbe dovuto cementificare “Sinistra italiana” diventa l’occasione per uno spietato regolamento di conti interno stile Padrino. A sorpresa D’Attorre annuncia la scissione, scelta obbligata – dice – per via delle “insanabili divergenze” con i vertici del gruppo, e in serata fonda il suo movimento autonomo, “Italiani di sinistra”: soggetto plurale, aperto, riformista, che parla a tutti i progressisti. Disperato l’appello all’unità di Vendola, che invoca la strada del contrasto “agli enigmi plenipotenziari” attraverso la “scarnificazione cinematica del limite del localismo”: l’invito però cade curiosamente nel vuoto.
10 gennaio 2016: “Italiani di sinistra” non ha nemmeno 24 ore di vita ma già trasuda lo stesso entusiasmo di un reparto geriatrico in un ospedale della Romania sotto Ceausescu. Sarà lo stesso D’Attorre a decretare unilateralmente la soppressione del movimento, sulle cui ceneri nasce “Sinistra unita”: soggetto plurale, aperto, riformista, che parla ai progressisti (ma non a tutti).
14 febbraio 2016: Uscito D’Attorre, per “Sinistra italiana” i problemi non possono dirsi finiti. Anzi. Nel corso della direzione nazionale all’Ambra Jovinelli si consuma quella che sarà ricordata come la “faida di San Valentino”: volano stracci, coltelli, forchette, machete e svariate bestemmie in dialetto sardo. Fassina rompe con la corrente vendoliana e fonda il suo partito, il controverso “Noi con Fassina”: soggetto plurale, aperto, riformista, che parla ai progressisti ma solo a quelli più massimalisti. Vano l’appello di Vendola al “superamento di istanze solipsistiche volte allo sdoganamento del noumeno egoistico”: ululati di frustrazione accompagnano le parole dell’ex governatore pugliese.
19 marzo 2016: A sorpresa Pippo Civati scioglie le riserve e decide di far confluire il suo movimento, “Possibile”, in quel che resta di “Sinistra italiana”. Dubbi sulle modalità di adesione: quelli della Sinistra optano per l’assimilazione diretta del partito di Civati, l’ex deputato Pd invece propende per uno spacchettamento progressivo in 12 rate. Dopo 16 ore di estenuante dibattito in un sottoscala alla Garbatella, Civati fa retromarcia e l’assemblea si chiude con un nulla di fatto. Incontenibile l’ira di Corradino Mineo, che per rappresaglia fonda nella notte un suo micro-partito senza nome e simbolo, disertandone il congresso in aperta polemica con se stesso.
25 aprile 2016: Panico tra le fila di “Sinistra italiana” nel giorno della Liberazione. Un hacker si impossessa dell’account Twitter di Nicola Fratoianni e posta il brano “Baciami ancora”, dozzinale lamento canoro di Lorenzo Jovanotti, vituperato aedo del renzismo. Il deputato sente puzza di congiura e gioca d’anticipo, prima di ricevere il benservito, fondando “Vietcong con Fratoianni”: soggetto plurale, singolare, maschile, femminile, pacifista, interventista, buonista, razzista e fantasista con vocazione iper-minoritaria e sbarazzina, ostruzionistica e creativa. Straziante il grido di dolore di Vendola, che punta il dito contro “il feticismo folcloristico di un liberismo monolitico e transeunte”: le sirene della neurodeliri si sovrappongono alle parole dell’ex leader di Sel.
28 ottobre 2016: Nell’area della Sinistra regna la stessa serenità che aleggia sul cortile di un penitenziario. Tra partiti, movimenti, correnti, sottocorrenti, spifferi ed organismi monocellulari si contano almeno 158 soggetti. Nel frattempo Renzi ha portato a casa in scioltezza riforme costituzionali e referendum e si accinge a varare una discussa finanziaria che, tra le altre misure, prevede l’innalzamento del tetto del contante a un milione di euro e la costruzione di un cinodromo lungo il nascituro ponte sullo stretto di Messina. In un impeto d’orgoglio, i parlamentari della frastagliata galassia della Sinistra mettono da parte rancori e divisioni e decidono di dar vita ad una protesta spettacolare e unitaria, dandosi fuoco in piazza Montecitorio. Il gesto scuote il panorama politico italiano, compreso Renzi, che decide di venire incontro alle esigenze dei manifestanti, offrendo loro una scatola di fiammiferi e una dozzina di taniche di benzina.
Franco De Gaspare