Disertori nelle file dell’Isis: un fenomeno in crescita
Si sente spesso parlare di foreign fighters, l’esercito di aspiranti jihadisti partiti dall’Europa per unirsi alle file dell’Isis. Secondo un dettagliato studio condotto dall’International Centre for the Study of Radicalisation and Political Violence (Icsr), negli ultimi due anni i foreign fighters partiti per la Siria e l’Iraq sarebbero circa 20mila, di cui 4mila provenienti dall’Europa.
Nelle file dell’Isis, però, si sta consumando un altro fenomeno altrettanto significativo. Cresce, infatti, il numero dei disertori. Secondo il database dell’Icrs, dal gennaio 2014 sono 58 i combattenti che hanno deciso di abbandonare lo Stato Islamico e di rendere pubblica la loro esperienza.
Analizzando i racconti dei vari fuggiaschi, l’Icsr ha identificato i motivi principali che hanno spinto i combattenti ad abbandonare la lotta armata. Il principale riguarda il conflitto siriano: l’Is – secondo le varie testimonianze raccolte – non avrebbe come priorità di combattere il regime di Bashar Al–Assad, come invece predicato nella sua propaganda. Inoltre, lo Stato Islamico compierebbe sul campo di battaglia numerose atrocità contro la popolazione sunnita.Come se non bastasse, molti singoli individui appartenenti all’Isis avrebbero un comportamento corrotto e, dunque, non conforme alle leggi dell’Islam. Soprattutto per quest’ultimo motivo, agli occhi dei disertori, l’Isis non si avvicinerebbe allo Stato Islamico perfetto.
Inoltre, una piccola parte di questi foreign fighters hanno deciso di appoggiare la guerra del Califfo Al-Baghdadi in quanto attratti da una prospettiva di vita migliore e di ricchezza. Ma la carenza di elettricità e di beni di prima necessità, non era ciò che si aspettavano. Inoltre, l’esperienza sul campo di battaglia – priva di atti di eroismo – viene considerata un ulteriore motivo di abbandono.
Ex combattenti Is: difficoltà nella diserzione e ritorno in patria
Non è così semplice diventare un disertore. Il primo passo è riuscire a raggiungere i territori non controllati dall’Isis, ma ciò non basta per ritenersi al sicuro. Molti sono reticenti nel rendere pubblica la loro esperienza, anche perché la loro confessione potrebbe essere usata contro di loro e renderebbe queste persone più facilmente rintracciabili per eventuali ritorsioni. Stando alle narrazioni dei disertori, la “polizia interna” dell’Is avrebbe fucilato decine di persone come spie o traditori.
Gli ex-combattenti siriani – i più numerosi –, superato il confine con la Turchia, hanno deciso di stabilirsi nelle città vicine al confine per ricominciare una nuova vita. Per la maggior parte dei disertori, invece, il ritorno in patria non è dei più semplici: molti hanno bruciato il proprio passaporto e, nel caso riuscissero a tornare all’interno dei loro confini nazionali, sarebbero considerati dai loro governi sempre come potenziali terroristi. Dei 58 disertori catalogati, 7 sono europei.
I racconti dei disertori non rappresentano la verità assoluta sull’Isis, ma solo una prospettiva parziale. Ad ogni modo, è significativo che il 60% degli abbandoni si sia verificato nei primi otto mesi del 2015 e, molto probabilmente, ci troviamo di fronte a cifre parziali per l’impossibilità e la difficoltà di rendere pubblica la propria esperienza.
Beniamino Valeriano