Prosegue il conto alla rovescia per le elezioni politiche in Spagna, fissate per il prossimo 20 dicembre. Ad un mese dalla tornata elettorale che – ormai senza alcun dubbio – segnerà una rottura storica rispetto al bipartitismo che ha contrassegnato la vita politica e parlamentare del Paese, è il caso di fare un breve riepilogo della situazione, analizzando il trend dei sondaggi dell’ultimo periodo.
Sondaggi Spagna: il trend dell’ultimo mese
Nel grafico seguente sono rappresentati i dati dei sondaggi diffusi dagli istituti demoscopici iberici negli ultimi 30 giorni. Questa la situazione.
Due sembrano le principali certezze riscontrabili nell’analisi delle ultime rilevazioni, ma che in realtà confermano un trend consolidatosi nell’ultimo anno. Innanzitutto, quasi tutti gli istituti demoscopici sembrano concordi nel considerare il Partito Popolare (PP) dell’attuale leader Mariano Rajoy principale favorito nel conquistare la maggioranza relativa dei seggi. Un aspetto che però non è garanzia di governabilità.
La seconda certezza è infatti rappresentata dall’impossibilità – riscontrata da tutti gli istituti ormai da mesi – di creare un governo di maggioranza monocolore. Nel migliore dei casi il PP è accreditato di 128 seggi, ben lontano dai 176 necessari per ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento. Una situazione che profila uno scenario da “Hung Parliament” (Parlamento appeso), con la necessità di cercare appoggio in forze minoritarie o di provare la strada del governo di minoranza. Un’eventualità piuttosto complicata, vista l’evoluzione del sistema politico spagnolo nell’ultimo biennio, con il progressivo passaggio dal bipartitismo a quello che a tutti gli effetti è diventato – e verrà ufficializzato alle urne – un sistema quadripartitico.
Sondaggi Spagna: sale Ciudadanos, Podemos quarto
Accanto alle due forze tradizionali – PP e i socialisti del PSOE – sono emerse infatti dapprima Podemos e quindi – in particolar modo negli ultimi 12 mesi – Ciudadanos. Ma se la sinistra movimentista di Podemos – nata dalle proteste degli Indignados e guidata dal leader Pablo Iglesias – sembra ora riscontrare un fisiologico assestamento elettorale attorno al 15% (ed una quarantina di seggi, dopo la scalata che 10-12 mesi fa l’aveva portata persino in cima ai sondaggi), diverso è il discorso per Ciudadanos.
La formazione guidata da Albert Rivera – nata in Catalogna ma poi radicatasi a livello nazionale – nell’ultimo bimestre è data in progressiva crescita. Il partito – contrario alle spinte indipendentiste catalane e di orientamento ideologico europeista e votato al liberalismo sociale – nelle ultime rilevazioni è accreditato di percentuali tra il 18 ed il 21%, contendendosi la seconda piazza con i socialisti del PSOE. Un testa a testa che però potrebbe non esserci nell’assegnazione dei seggi – che in Spagna è effettuata mediante un sistema proporzionale con uno sbarramento teorico al 5% ma nella realtà molto più ampio, visto il basso numero di seggi in palio per circoscrizione, che favorisce complessivamente i partiti più marcatamente “nazionali” – avvantaggiando i socialisti, che potrebbero ottenere (stando al trend degli ultimi sondaggi) 10-20 seggi in più rispetto al partito di Rivera, attestandosi tra 80 e 100 seggi.