Brevetto farmaci: i paesi poveri potranno continuare a copiare
Brevetto farmaci: l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) ha accettato di estendere la deroga che permette ai paesi più poveri di “copiare” i farmaci brevettati: l’accordo, che sarebbe terminato a gennaio 2016, è stato prolungato fino al 2033. Potranno beneficiarne i 48 paesi “meno sviluppati” membri delle Nazioni Unite: la maggior parte di essi è in Africa e in Asia, la metà dei loro 900 milioni di abitanti circa vive con meno di un dollaro al giorno. Tutti gli altri paesi, anche quelli “in via di sviluppo” come India e Cina, resteranno legati alle leggi internazionali sulla “proprietà intellettuale”.
Brevetto farmaci: 10 milioni di persone con l’HIV
Questa deroga era essenziale per le nazioni economicamente più arretrate, dove le malattie infettive, come la malaria, sono ancora diffusissime. Secondo gli ultimi dati, risalenti al 2011, in questi paesi erano almeno 9,7 milioni le persone colpite dal virus di HIV. Molti dei farmaci usati per il trattamento di queste malattie sono tutelati da un brevetto dalla durata ventennale che permette alle aziende farmaceutiche di recuperare gli investimenti fatti nella ricerca e accumulare profitti. Una volta “scaduto” il brevetto, il farmaco può essere “copiato” e venduto come farmaco generico (molto più economico).
Ecco, la scelta del WTO ha permesso a paesi come Uganda, Ruanda e Cambogia di “aggirare” questo meccanismo e cominciare a sviluppare una propria industria farmaceutica (anche grazie agli investimenti di colossi internazionali del farmaco, come l’indiana Cipla). Infatti, questi paesi spesso non sono in grado di sostenere neanche le spese relative all’importazione di farmaci economici, copie di quelli tutelati da brevetto (l’India, per lungo tempo il maggiore produttore di tali “imitazioni”, solo recentemente si è adeguata alle leggi in materia di “tutela della proprietà intellettuale”).
Brevetto farmaci: nessuna restrizione per i paesi poveri?
Non poche Ong hanno criticato il limite imposto alla deroga: sarebbe stato più utile prorogarla a tempo indeterminato o, almeno, legarla ai risultati economici dei paesi “meno sviluppati”. L’Unione Europea era d’accordo su tale aspetto, gli Usa no. In media un’azienda farmaceutica spende 2,6 miliardi di dollari per lo sviluppo e la produzione di un nuovo farmaco, per questo motivo è necessario il “brevetto”: senza gli introiti che produce, difficilmente si potrebbero sostenere tali spese.
Considerando che i paesi “meno sviluppati” rappresentano meno del 2% del PIL mondiale e circa l’1% degli scambi commerciali dell’intero globo, si capisce bene come le industrie farmaceutiche non abbiano molto a cuore le loro questioni. Resta il fatto che l’esenzione dal rispetto della proprietà intellettuale per i brevetti dei farmaci sta dando i suoi frutti: secondo i dati dell’ONU, le persone affette da HIV che non ricevono antiretrovirali sono passate dal 90% del 2006 al 63% del 2013.