(In collaborazione con Mediterranean Affairs)
Daesh e Islam moderato: quanto avvenuto lo scorso 13 novembre a Parigi si presta a diversi livelli di analisi. Di certo, ciò che finora è emerso è la sconfitta dei valori delle civiltà. In Medio Oriente e Nord Africa le popolazioni rimangono scettiche sul ruolo dei Paesi occidentali. Infatti, gli interventi militari in Afghanistan (2001), Iraq (1990 e 2003) e Libia (2011), hanno ridotto la stima nei riguardi dei Paesi occidentali, in particolare Francia, Regno Unito e Stati Uniti. Queste operazioni, svolte in nome dei valori di democrazia e libertà, sono state messe in discussione, tanto da apparire come il pretesto per “sfondare i muri” delle sovranità nazionali altrui e estendere i propri domini di interesse. Soprattutto i media locali nei Paesi mediorientali e nordafricani hanno aspramente criticato l’Occidente e gli organi internazionali, accusati di trasformarsi in arene internazionali dove negoziare gli interessi nazionali.
Daesh & Co, minaccia per l’Islam moderato
Nel contesto mediorientale e africano, dove l’instabilità dei governi locali, i livelli di istruzione medio-bassi, lo scarso riconoscimento di libertà individuali e diritti fondamentali, la religione islamica rappresenta il principale punto di riferimento, soprattutto di definizione identitaria. Proprio su queste basi trova spunto la strumentalizzazione dell’Islam messa in atto dalle organizzazioni terroristiche, come Al Qaeda e Daesh. Queste organizzazioni compiono le loro azioni in nome dell’Islam, cosicché la religione musulmana appaia come mera dottrina di odio oscurando i suoi aspetti di solidarietà e giustizia sociale.
Ci sarebbe molto da dire su come queste organizzazioni terroristiche si siano costituite e sviluppate e su come ottengano finanziamenti. Fra esse, Daesh rappresenta attualmente la più articolata e temuta dalla comunità internazionale, soprattutto a seguito del recente attacco di Parigi. La sua forza in Europa si basa sull’elevato numero di componente musulmana presente: Daesh si rivolge, quindi, a loro affinché attacchino gli stessi Paesi occidentali e le loro popolazioni civili come rappresaglia alle operazioni militari che questi Stati conducono in Medio Oriente e Nord Africa.
Gli attentati di Parigi, così come quelli di Madrid (2004) e di Londra (2005), hanno colpito la quotidianità degli europei. In particolare, quelli di Parigi hanno dato l’impressione che, oltre ai soliti target come le infrastrutture, è anche lo stile di vita occidentale ad essere minacciato. E il rischio più grande è che siano intaccate le libertà europee.
La strategia di Daesh è basata su un’individuazione molto chiara dei nemici, su una distinzione netta della realtà in due sfere: loro e gli altri. La prima sfera non cambia, è costruita con grande cura e definita da confini ben distinguibili; viceversa, la seconda cambia a seconda del contesto, in modo da creare in ogni luogo una contrapposizione netta, uno scontro radicale tra la componente sunnita e le altre. In Yemen e Kuwait sono gli sciiti, in Francia i cattolici, in Turchia i curdi, in Siria gli stessi curdi e gli alauiti. Ma non solo: sono anche gli stessi sunniti. Infatti, sono gli stessi governi accusati di permettere stili di vita e adottare politiche vicini al mondo occidentale, come testimoniato dagli attentati avvenuti in Tunisia quest’anno, dove il 24 novembre è stato fatto saltare in aria a Tunisi un bus carico di guardie presidenziali.
In breve, l’obiettivo è spingere gli altri all’esasperazione, all’odio confessionale e religioso, creando le condizioni per un assottigliamento dei confini tra estremismo e Islam. Questo porterebbe al cambiamento dello status quo nei Paesi mediorientali e nordafricani con conseguenze considerevoli. Nel lungo periodo, Daesh potrebbe attaccare Israele così da far scoppiare un conflitto totale e costringere gli altri Paesi regionali a scegliere se schierarsi a favore del radicalismo o al fianco dello storico rivale. A quel punto, quali saranno gli effetti di una scelta simile? Certamente, assottigliare ulteriormente il confine tra Islam e radicalismo.
Lorenzo Siggillino
(Mediterranean Affairs – Contributing editor)