Situazione Ucraina: un Paese che chiede più attenzioni internazionali
Anche se il presidente russo Vladimir Putin, per essere libero di costruire un’alleanza con le potenze occidentali e agire contro l’ISIS, voleva mettere a tacere il conflitto ucraino, sembra che gli ucraini non siano disposti a concederglielo.
Negli ultimi minuti del 21 novembre 2015, qualcuno nella regione di Kherson, nel sud dell’Ucraina, ha fatto esplodere due piloni di trasmissione elettrica lasciando la Crimea senza elettricità. In tutta la penisola, annessa dalla Russia lo scorso anno, le luci si sono spente. Immersi nel buio, i cittadini hanno solo sentito gli annunci degli altoparlanti: “le autorità stanno facendo del loro meglio per risolvere la situazione, mantenere la calma, il 23 novembre sarà un giorno di riposo per tutti”. Lunedì mattina, secondo il ministero dell’energia russo, 1.660.000 su due 2 milioni di abitanti della Crimea, non avevano ancora ricevuto l’energia elettrica nelle loro case. Ospedali, presidi e uffici governativi cercavano sostegno per l’emergenza. Non c’è molto che possono fare le autorità russe in Crimea, se non che aspettare che gli ucraini ripristinino la fornitura; anche se sembra un chiedere troppo.
Nel mese di settembre 2014, quando in Ucraina orientale infuriava la lotta tra i separatisti filo russi e i militari ucraini, il parlamento di Kiev – che non riconosce l’annessione della Crimea – ha dichiarato la penisola una free zone, permettendo di fatto l’effettiva libera circolazione delle merci ucraine verso il territorio occupato dai russi. Anche la Russia ha concesso la zona di libero scambio. La disposizione ha dato ai produttori ucraini la possibilità d’esportare i prodotti in Russia in regime di duty-free, anche se tecnicamente solo per la Crimea.
Quattro mesi più tardi, il governo ucraino, non avendo capacità di produrre sufficiente energia elettrica per coprire il proprio fabbisogno, ha approvato un accordo di fornitura della durata di un anno con la ditta Inter RAO, un grande fornitore di energia elettrica russo.
Situazione Ucraina: rapporto “intrecciato” con la Russia
Nonostante il conflitto, le economie tra i due paesi rimangono intrecciate. Questo per i funzionari ucraini, il cui dichiarato obiettivo è l’integrazione nell’Unione Europea, è un fatto scomodo. La retorica è ferocemente anti-russa e la quadratura non è facile – la potente società civile ucraina è estremamente sensibile all’ipocrisia e, dalla “rivoluzione della dignità” del 2014, è anche incline a prendere le cose nelle proprie mani.
Il 20 settembre di quest’anno, gli attivisti tartari della Crimea e il gruppo ucraino nazionalista d’estrema destra, Pravii Sector, sostenendo che l’80 per cento del cibo ucraino inviato in Crimea continuasse a fluire verso la Russia continentale, dove ci sono prezzi più elevati, hanno deciso di farla finita con la zona economica di libero scambio.
I tartari e gli ultranazionalisti hanno istituito posti di blocco sulle strade che conducono alla penisola, fermando tutti i camion. Il governo probabilmente avrebbe potuto sbloccare le strade, ma ha scelto di non interferire. Mustafa Jemilev e Refat Chubarov, due leader dei tartari che hanno contribuito a stabilire il “blocco del cibo”, sono entrambi membri del parlamento ed eletti nel partito del presidente Petro Poroshenko. Subito dopo il “blocco”, Poroshenko, promettendo d’annullare la legge sul libero scambio con la Crimea, ha nominato Jemilev a capo del consiglio dell’anticorruzione politica ucraina. Ma gli attivisti, oltre al “blocco”, avevano un’arma più potente. Il 13 novembre, la ditta Ukrenergo, che si occupa dell’energia elettrica ucraina, ha annunciato che il paese non aveva più bisogno della fornitura russa perché si era creata un’alternativa interna. Solo una settimana dopo, sono state fatte saltare le due torri di trasmissione nella regione di Kherson.
Il ministro dell’energia ucraino, Vladimir Demchishin, lunedì, ha riferito che l’elettricità potrebbe essere ripristinata entro 72 ore, ma che i lavoratori, per essere garantiti durante il loro intervento, avrebbero bisogno della polizia.
Jemilev ha promesso l’intervento di riparazione, ma ha anche sottolineato che le forniture energetiche dall’Ucraina alla Crimea devono essere interrotte, quindi non è chiaro se la fornitura elettrica arriverà in tempi rapidi. Ciò che si sa, invece, è che il governo ucraino non è disposto ad affrontare gli attivisti: sarebbe altamente impopolare.
Situazione Ucraina: il nodo Crimea
La Russia, che prevedeva già di fornire direttamente l’elettricità in Crimea, ha in seno un progetto per depositare un cavo ad alta tensione nel fondo dello stretto di Kerch – che separa la penisola dalla terra ferma – ma il piano è carico di ritardi per mancanza di materiale idoneo e perché le aziende interessate, europee e coreane, non hanno potuto aderire a causa delle sanzioni. Ora, il ministero dell’energia russo sostiene che ci siano, senza aiuti esterni, delle compagnie russe che hanno iniziato il “ponte energetico”, anche se i giornalisti investigativi ucraini hanno riferito che il lavoro lo sta eseguendo una ditta cinese. In ogni caso, il cavo sottomarino dovrebbe diventare disponibile entro la fine dell’anno. La Crimea difficilmente può aspettare così a lungo senza energia elettrica.
Russia e Ucraina ogni settimana si sono scambiate colpi economici.
Il mese scorso sono stati vietati i voli diretti tra i due paesi: l’Ucraina, considerato che i vettori russi per arrivare in Crimea usavano i suoi cieli, aveva imposto loro una pesante multa, e, con il rifiuto di pagare, li ha banditi dagli aeroporti ucraini. Mosca da parte sua, ha vietato alle compagnie aeree ucraine di volare verso la Russia. Ieri l’Ucraina ha imposto il divieto di fornitura alimentare alla Crimea. Per il prossimo anno, la Russia imporrà un embargo alimentare per le importazioni dall’Ucraina.
Tuttavia, la situazione energetica in Crimea è più pericolosa di tutte queste scaramucce e dispetti. I Russi che hanno appoggiato l’annessione s’aspettano un intervento del presidente; ma lui può al massimo inviare truppe in Ucraina oppure appoggiarsi al governo di Kiev, il quale, seppur in grado di controllare il suo territorio, ha in piedi un gioco molto complicato con gli attivisti, i cui leader sono parte dell’establishment politico.
Indipendentemente da come si risolverà la crisi, l’Ucraina non è un punto sfuggente. Poroshenko e gli altri politici di Kiev, per la loro lotta contro Putin, hanno un disperato bisogno dell’attenzione internazionale. Poroshenko, per paura che il suo governo perda il sostegno occidentale, non si può permettere un riavvicinamento tra Russia, Europa e Stati Uniti. Putin, da parte sua, ha dimostrato che non ha la retromarcia. Egli metterà pressione su Kiev e, se venisse messa in discussione l’alleanza contro lo Stato islamico, forse intensificherà l’attività militare contro l’Ucraina. I leader occidentali non devono aspettarsi concessioni da Putin; essi, con la consapevolezza che Putin non sta dando nulla in cambio, devono respingere le sue offerte per un’alleanza più stretta e non devono abbracciarlo a livello tattico.
Gabrielis Bedris