Almeno tre sono le note che la Questura di Milano avrebbe inviato alla Prefettura riguardo al rapporto tra Matteo Salvini e la sua scorta. Lo riporta stamani Il Corriere della Sera secondo cui il segretario della Lega Nord “si dilegua, non comunica i suoi spostamenti, non si fa trovare” e quindi “i poliziotti sono costretti a recuperare frettolosamente informazioni (anche attraverso giornali e Internet) per provare ad agganciare in corsa l’uomo politico che sono incaricati di proteggere”. La vicenda si è fatta “molto seria” per i responsabili della sicurezza di Salvini, tanto che da qualche settimana sarebbe iniziato un fitto carteggio tra Prefettura e Questura. L’ultima nota, secondo il quotidiano di via Solferino, sarebbe giunta sul tavolo del Prefetto Francesco Paolo Tronca dopo la sua nomina a Commissario Straordinario del Comune di Roma del 30 ottobre scorso. Le note avrebbero portato a dei “richiami formali” nei confronti dello stesso Salvini.
L’episodio di Bologna
Per la verità il segretario del Carroccio non è nuovo ad episodi di questo genere. L’8 novembre 2014, per dire, Salvini era in visita ad un campo rom di Bologna e fu aggredito da un gruppo di contestatori dei centro sociali felsinei. In quel caso l’europarlamentare della Lega Nord aveva accusato le forze dell’ordine di “essere assenti” al momento dell’aggressione. Così furono costretti ad intervenire sia il ministro dell’Interno Angelino Alfano – che si azzuffa con Salvini un giorno sì e l’altro pure – che il questore di Bologna Vincenzo Stingone. Il primo invitò il segretario della Lega a “non giocare a nascondino con la scorta” mentre il secondo disse che l’assenza di agenti in quell’occasione era dovuta ad un motivo ben preciso: Salvini non aveva fornito alla polizia “gli orari e il programma dettagliato dei suoi spostamenti” in modo da predisporre “tutti i servizi del caso”.
La scorta di Salvini: quanti uomini e quanto ci costa
Caso analogo il 15 maggio di quest’anno quando Salvini, duramente contestato ad un comizio in Umbria, affidò tutta la sua frustrazione a Radio Padania: “Dove sono Renzi e Alfano? Dove la democrazia? Stamani pure uno sputo in faccia ho preso! Chi agita questo clima con 4 figli di papà che giocano a fare i rivoluzionari tirando petardi tra le mamme con carrozzine? Mi viene il dubbio che a qualcuno impedire alla Lega i comizi faccia comodo”. Pronta la risposta del Viminale che, stremato dall’accusa di collusione con i facinorosi dei centri sociali, decise di rendere pubblici – cosa più unica che rara – i dati relativi alla scorta personale affidata al segretario della Lega: “Dal 28 febbraio del 2015 a oggi (15 maggio 2015, ndr) – riferirono fonti del Ministero dell’Interno – in relazione alle iniziative politiche dell’on. Matteo Salvini, che si sono svolte in 62 province, sono state impiegate 8.465 unità delle Forze dell’Ordine”.
Secondo le stesse fonti del Viminale citate dal Fatto Quotidiano, Salvini può contare ad oggi su una scorta di 30 uomini totali distribuiti in 5 turni diversi per una spesa totale di 120 mila euro al mese sottratti alle casse dell’erario (pari a 4 mila euro al giorno).
In queste settimane nel carteggio tra Questura e Prefettura di Milano viene sottolineato un principio ben preciso: la scorta “per motivi di sicurezza” è irrinunciabile e gli uomini delle forze dell’ordine “restano comunque impegnati per il servizio, ogni giorno”. Come a dire: anche se non proteggono nessuno, noi contribuenti li paghiamo comunque.
Giacomo Salvini
Twitter @salvini_giacomo