Aereo russo abbattuto: la Turchia predica bene ma razzola male
Sullo sconfinamento da parte di un jet russo dello spazio aereo turco – con conseguente abbattimento del velivolo da parte delle autorità militari di Ankara – si è già detto e scritto abbastanza, prendendo in esame anche le possibili ripercussioni sui rapporti bilaterali tra i due Paesi e sulla balbettante strategia portata avanti dall’Occidente nella lotta contro il fondamentalismo dell’ISIS. Ma le accuse mosse dalla Turchia nei confronti della Russia arrivano da un Paese che rappresenta tutto fuorché un limpido esempio di correttezza.
Aereo russo abbattuto e sconfinamenti: il precedente della Grecia
La tendenza di Mosca ad effettuare manovre considerate “borderline” non è certo una novità, come dimostrato dalle tensioni registrate nei mesi scorsi con il Regno Unito per delle azioni compiute da bombardieri russi al largo della Cornovaglia. Tuttavia, anche Ankara ha poco da invidiare al Cremlino.
Come evidenziato dal quotidiano ellenico Kathimerini, nella giornata del 15 luglio scorso 6 velivoli turchi hanno violato lo spazio aereo della Grecia per almeno 20 volte. Secondo quanto riportato dalla stampa, gli aerei turchi sarebbero entrati in territorio ellenico da tre versanti del Paese – nord orientale, centrale e sud orientale – affacciati sul Mar Egeo, che divide la Grecia dalla Turchia. L’alto numero di violazioni compiute nella circostanza da Ankara ha fatto scartare sin da subito l’ipotesi di manovre accidentali.
Aereo russo abbattuto e sconfinamenti: il nuovo caso della Grecia
Il caso di luglio non è però isolato. Nei giorni immediatamente successivi all’abbattimento del jet russo, il Ministero della Difesa ellenico ha denunciato nuove violazioni compiute da Ankara. Le modalità dello sconfinamento sarebbero molto simili al precedente di luglio, con 6 aerei – di cui 2 caccia da combattimento – cacciati dall’intervento di un aereo militare greco.
Turkish fighter jets violate Greek national air space https://t.co/vkILnnZmHm pic.twitter.com/ainy5xYz35
— Kathimerini English (@ekathimerini) 26 Novembre 2015
Turchia e Grecia: rapporti tesi
Il primo sconfinamento è avvenuto durante giorni caldissimi – non solo climaticamente – per la Grecia, impegnata nella discussione ed approvazione del nuovo piano di salvataggio, che avrebbe provocato la spaccatura in seno a Syriza e la decisione del premier Alexis Tsipras di ricorrere a nuove elezioni, per ottenere un nuovo mandato pieno. Non a caso, l’ipotesi più probabile era quella di uno sconfinamento orchestrato per testare le capacità di reazione delle forze aeree elleniche, anche nell’ottica di possibili nuovi tagli al budget destinato alla Difesa.
Tuttavia, anche il nuovo caso sembra tutto fuorché fortuito. E’ evidente infatti il netto avvicinamento tra Mosca ed Atene avvenuto durante il 2015, tanto che per alcuni mesi si era pensato addirittura alla possibilità di un “piano B” sul debito ellenico, con la rottura dei rapporti tra la Grecia e l’UE in luogo di un sostegno finanziario da parte di Mosca.
Un aspetto che non è passato inosservato ad Ankara, anche e soprattutto negli ultimi giorni di rapido deterioramento dei rapporti tra Turchia e Russia. Ma che conferma ulteriormente anche lo scarso feeling tra Ankara ed Atene che va avanti ormai da molti decenni, dalla guerra del 1919 sino alla più recente crisi cipriota. E che spiega come da Ankara si stia predicando bene ma razzolando malissimo.