Roma contro Milano. Piazza del Popolo contro Piazza Duomo. Lo scontro a due fra Renzi e Grillo si è consumato ieri sera, in contemporanea, nelle due piazze più rappresentative dei capoluoghi di regione. Un duello, quello fra il premier-segretario e il leader M5S senza esclusione di colpi per convincere chi è ancora indeciso sulla preferenza da esprimere domenica in cabina o per portare gli astenuti al voto. Sullo sfondo Silvio Berlusconi, un tempo animatore delle piazze, che stavolta ha scelto il chiuso del Palazzo dei Congressi dell’Eur, a Roma, per uno degli ultimi comizi di questa campagna elettorale per il rinnovo del parlamento di Bruxelles.
La corsa alle Europee si chiude proprio oggi. Domani sabato di silenzio elettorale. Intanto i leader dei tre maggiori partiti non si sono risparmiati accuse reciproche e insulti al veleno. Ultimo oggetto del contendere fra Grillo e Renzi l’eredità del segretario Pci Enrico Berlinguer. “Giù le mani da nomi che non appartengono a chi non ha neanche la titolarità di pronunciarli. Non si mette nella stessa frase la parola ‘io sono oltre Hitler’ e poi Berlinguer. Sciacquatevi la bocca” ha puntualizzato il segretario dem, riferendosi alle parole pronunciate il giorno prima da Grillo, a Firenze, che ha designato il “movimento” come “erede della questione morale di Berlinguer”. Un patrimonio simbolico sì ma troppo importante per lasciarlo in mano ai cinquestelle avrà pensato Renzi. “Stanno discutendo di elezioni europee solo per capire chi vincerà – ha continuato il premier – il problema è risolto perché le elezioni le vinciamo noi, è la realtà dei fatti” ha detto Renzi ai tanti militanti e curiosi accorsi in una Piazza del Popolo che ha fatto fatica a riempirsi. Non sono mancate le contestazioni: momenti di tensione, scontri e spintoni con i rappresentanti dei movimenti per la casa. 40 i fermi di polizia mentre il segretario dal palco ha invitato a “non rispondere”.
“Berlusconi e Grillo sono per molti aspetti due facce della stessa medaglia. Sono due leader con un grande consenso popolare e comunque ho rispetto per loro però entrambi hanno fallito” ha ribadito il presidente del Consiglio Renzi stamattina, ad Agorà su Rai3. “Berlusconi – ha spiegato il premier – ha fallito nella sua esperienza alla guida del Paese e credo che in cuor suo lo sappia anche lui” ha aggiunto. ” Mi hanno dato fastidio molti toni aspri e insulti alla persona, mi sono sentito dire ebetino, mi è stata preconizzata una fine da lupara bianca” ha concluso rispondendo alle accuse mosse nei giorni scorsi da Grillo.
“Abbiamo già vinto ma non abbiamo bisogno di vendetta” ha risposto dal palco alle spalle del Duomo il pentastellato Grillo. ”A Roma c’era l’ebetino, è imbarazzante, mi spiace anche un po’. Gridava, gridava ma non c’era nessuno” ha detto Beppe Grillo attaccando Renzi. ”Per noi devono vedere milioni di persone” ha urlato dal palco, accompagnato da Dario Fo, riferendosi al comiziio di chiusura del movimento in programma proprio oggi a Piazza San Giovanni. “Siamo milioni, è finita per gli altri. Saremo cattivissimi, ma senza violenza” ha poi aggiunto il leader cinquestelle che è tornato ad attaccare Napolitano e gli 80 euro previsti dall’esecutivo Renzi: “il reddito non è un obolo, non sono 80 euro, una vergogna“, così Grillo ha aizzato i suoi.
Contestazioni all’operato del premier arrivano anche dall’altro sfidante, il leader di Forza Italia Berlusconi: “Renzi è stato una delusione. Queste elezioni di domenica sono un referendum su quello che è anche il nostro giudizio sul terzo governo non eletto dai cittadini, il governo Renzi” ha detto l’ex premier ai suoi dopo che, in mattinata, aveva definito i membri del governo “dilettanti allo sbaraglio”. Berlusconi è convinto che in caso di vittoria dei cinquestelle si andrà a “elezioni anticipate”. “In Europa finirebbero a strillare a vuoto come fanno in Italia” ha aggiunto l’ex premier commentando il lavoro dei pentastellati. Un appello al voto utile il suo, a “non disperdere il voto scegliendo i partiti minori” . Abolizione dell’Imu e aumento delle pensioni minime le promesse dell’ultima ora in caso di ritorno alla maggioranza da parte di Forza Italia. Una corsa disperata per convincere gli indecisi in un’ora e mezza di discorso. Poi il solito e non tanto velato attacco alla magistratura: “non c’è più democrazia, viviamo in uno stato di polizia tributaria e giudiziaria” ha concluso Berlusconi.