Inquinamento Cina: mentre a Parigi si sta svolgendo il summit sul cambiamento climatico, il ministro dell’Ambiente cinese è intervenuto sulla questione della pesante nebbia che da tre giorni avvolge il nord del paese, Pechino compresa. La coltre è arrivata ad esterndersi per 530mila chilometri quadrati, in pratica, l’area della Spagna o della California. Sabato 28 novembre, l’indice che misura la qualità dell’aria (AQI) aveva raggiunto il livello “malsano” in 31 città della zona Pechino-Tianjin-Hebei.
#Smog covers area of 530,000 sqkm around Beijing-Tianjin-Hebei region, as heavy air pollution hits 31 cities pic.twitter.com/ckRUVdtU2N
— CCTVNEWS (@cctvnews) 29 Novembre 2015
Inquinamento Cina: allerta “arancione”
Domenica, nell’area urbana della capitale si registrava un livello di inquinamento atmosferico di 17 volte superiore al limite indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (le cosiddette PM 2.5 – particelle del diametro di 2,5 micrometri massimo – avevano raggiunto quota 429 microgrammi per metro cubo). Ancora oggi, a Pechino, il livello di smog è “pericoloso”.
Già all’inizio del mese, con l’arrivo del freddo invernale e conseguente uso degli impianti di riscaldamento – prevalentemente alimentati a carbone (la Cina è il più grande emettitore di gas serra al mondo) – si era registrato un incremento esponenziale dei livelli di inquinamento che, recentemente, ha costretto le autorità di a diramare un’allerta di grado arancione (solo il “rosso” è più grave): si raccomanda ai residenti di rimanere in casa per più tempo possibile o comunque limitare le attività all’aperto, le fabbriche devono ridurre fortemente le emissioni, i cantieri devono fermarsi ed è vietata la circolazione di mezzi pesanti.
A quanto riferiscono dal dipartimento ambientale della capitale cinese l’allerta continuerà fino ad almeno il 2 dicembre, quando dei venti molto forti dovrebbero cominciare a soffiare su Beijing riportando il livello di qualità dell’aria tra “buono” e “moderatamente buono”.