Orlando verso il Pd: le voci si erano fatte sempre più insistenti nelle ultime settimane. Ora c’è la conferma, a poche ore dall’apertura dei seggi per le elezioni europee Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, scende pubblicamente in campo per sostenere il Partito Democratico, e lo fa in prospettiva di una possibile futura sua ricollocazione all’interno dell’area moderata di centrosinistra.
Una decisione, quella di Orlando (detentore di grandi risorse di mobilitazione elettorale nella sua città), che potrebbe portare preziosissimi voti a un partito che in Sicilia non ha ancora saputo interpretare il malcontento verso la vecchia classe politica di centrodestra travolta da scandali e arresti, malcontento intercettato dal Movimento Cinque Stelle, che punta a bissare il successo delle scorse politiche, quando da solo raccolse più voti dell’intera coalizione di centrosinistra.
Non a caso in molti nel Pd (da Corradino Mineo al segretario regionale Fausto Raciti) salutano con grande soddisfazione il “rientro” di Orlando, il quale nel 1999 fece confluire la sua creatura politica – La Rete – nei Democratici di Prodi, che a loro volta entrarono poi nella Margherita, uno dei partiti fondatori del Pd. Una sorta di ritorno alle origini, potremmo dire, dettato anche da necessità di carattere locale.
Orlando, lo ricordiamo, è a capo del Mov139, nato lo scorso giugno dalle ceneri di un’Italia dei Valori (di cui Orlando è stato dal 2006 uno degli esponenti più in vista) ormai decimata sul piano elettorale e irrilevante su quello politico. A Mov139 aderirono inizialmente quasi tutti i consiglieri comunali di maggioranza (ben 30 eletti nel gruppo Idv, l’unico partito a sostegno di Orlando in grado di andare oltre il 5% previsto dalla legge elettorale siciliana per poter entrare in assemblea) alcuni dei quali hanno poi, nel corso di questi mesi, abbandonato il progetto politico per confluire in altre formazioni. Proprio la risicata maggioranza di cui la giunta palermitana dispone attualmente, infatti, potrebbe essere uno dei motivi per cui il popolare e “storico” sindaco (al suo quarto mandato) ha scelto di riavvicinarsi al partito del presidente Renzi, nonostante i tanti dissapori accumulatisi negli ultimi anni. Ricompattare la squadra per proseguire senza intoppi il mandato, per poi puntare alla riconferma con l’appoggio del Pd. È evidente che, da solo, il carisma non basta.