Parigi – La Francia torna alle urne dopo il cordoglio nazionale seguito agli attentati terroristici che hanno colpito la Capitale lo scorso 13 novembre. Il 6 e 13 dicembre prossimi si svolgeranno primo e secondo turno delle Elezioni Regionali, per il rinnovo di 13 nuove amministrazioni dopo la riforma approvata in via definitiva a fine 2014: la “NOTRe“, nuova organizzazione territoriale della Repubblica fortemente voluta dal Presidente François Hollande, ha infatti ridotto i Consigli Regionali da 13 a 22, in un’ottica di risparmio per le casse pubbliche. Lo scrutinio prevede un sistema di attribuzione dei seggi misto tra proporzionale e maggioritario: la lista che registra la maggioranza assoluta delle preferenze (oltre il 50%) ottiene un quarto dei consiglieri regionali supplementari, mentre il resto viene ripartito proporzionalmente tra i partiti o le coalizioni che abbiano raggiunto almeno il 5%; in caso contrario, si procede al ballottaggio la settimana successiva tra le liste che vantano almeno il 10% dei suffragi, circostanza che può dar luogo a diversi scenari plausibili: un duello tra candidati, una corsa a tre, il ritiro di uno dei candidati o la fusione della lista a lui facente capo con un’altra, allo scopo di ostacolarne una terza.
Regionali Francia: un test nazionale
Gli attacchi multipli del Venerdì 13 hanno fatto sì che le Elezioni Regionali assumessero tuttavia il valore di test nazionale, sullo sfondo della Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima (COP21) che ha appena preso il via proprio a Parigi. Il Partito Socialista al governo saggerà i primi umori popolari a poche settimane dalla tragedia, alla quale il tandem Hollande–Manuel Valls aveva reagito con grande fermezza: dichiarazione di guerra allo Stato Islamico – con intensificazione dei raid aerei sulla Siria – ma soprattutto estensione dello Stato d’Emergenza, decretato dal Presidente subito dopo gli attentati e prolungato per ulteriori 3 mesi tramite il voto dell’Assemblea Nazionale dello scorso 19 novembre. La linea dell’intrensigenza è stata altresì giudicata un’abile mossa politica per (tentare) di arrestare il flusso di voti a beneficio di Marine Le Pen e del Front National, per il quale da diverso tempo i sondaggi indicano una possibile vittoria in almeno due Regioni.
Regionali Francia: il “fattore Marion”
Nel Nord-Pas-de-Calais e in PACA (Provence-Alpes-Cote d’Azure) il Front National presenta infatti come capilista il ticket “familiare” composto da Marine e sua nipote Marion Maréchal Le Pen, deputato dell’Assemblea Nazionale. Secondo una rilevazione IFOP sulle intenzioni di voto nella Regione di Nizza e Marsiglia, condotta per il quotidiano Le Figaro, la più giovane del clan Le Pen (scelta per sostituire il nonno Jean-Marie proprio in cima alle candidature frontiste) conquisterebbe la poltrona di Presidente del Consiglio Regionale in forza del 39% dei voti, sia al primo turno che al secondo – in caso di triangolare. Il rivale della destra tradizionale, il Presidente uscente Christian Estrosi (sostenuto dal suo partito Les Républicains e dai centristi UDI-MoDem) non andrebbe oltre il 34% al ballottaggio, con il pretendente socialista Christophe Castaner capace di raggiungere al massimo il 27%.
Regionali Francia: “strabismo” socialista
La prospettiva di successo FN alle Regionali, fatto inedito per la V Repubblica francese, spaventa gli uni (il quotidiano “La Voix du Nord” ha manifestato addirittura le sue preoccupazioni in prima pagina, suscitando le ire della stessa Marine Le Pen) ma sembra non scuotere gli altri: il Primo Segretario del PS, Jean-Christophe Cambadélis, ha dichiarato che “I sondaggi non misurano il voto per il Front National, ma la paura (…) Alle scorse Dipartimentali la Le Pen era accreditata del 33% ed è finita 7 punti sotto (…) Dire che il FN è in posizione di forza è plausibile, ma di qui a parlare di conquista di regioni… “. Una posizione più “ottimistica” se confrontata a quella del Primo Ministro Valls, che in tempi non sospetti aveva evocato una fusione di liste LR-PS per arginare i lepenisti. “Non possiamo contemplare la possibilità di far sparire il campo progressista dallo scacchiere politico“, gli ha risposto indirettamente il compagno di partito e avversario di Marion Maréchal Le Pen in PACA, Castaner, per bocca del suo portavoce. Sul tema dell’accordo di desistenza con la destra al ballottaggio, così come del resto sulla cosiddetta “déchéance de nationalité” – il ritiro della nazionalità francese ai jihadisti con doppio passaporto di ritorno dal fronte siriano – si approfondisce il solco tra la sinistra di governo e i quadri del Partito Socialista.
Regionali Francia: scaramucce a destra
La déchéance de nationalité è uno dei punti su cui batte maggiormente anche Nicolas Sarkozy, accusato dalla sinistra di aver rotto il clima di concordia nazionale dopo l’incontro con Hollande post-13 novembre. Il partito dell’ex Capo di Stato potrebbe far suoi 7 Consigli Regionali (in vantaggio anche nell’Ile-de-France con Valérie Pécresse) ma deve fare i conti con una possibile fuoriuscita di consensi in favore del FN, anche in virtù di una maggiore chiarezza dimostrata dalla Le Pen sulle relazioni con la Russia di Putin e le misure relative all’immigrazione. Sarkozy è stato persino stuzzicato dal suo principale competitor in vista delle Primarie 2016 per le Presidenziali, Alain Juppé, dal momento che quest’ultimo ha giudicato “Un errore della destra (durante il precedente mandato presidenziale, ndr) ridurre il personale delle forze dell’ordine“. ll dualismo Sarko-Juppé assume così le sembianze di un confronto a distanza in occasione delle Regionali: la fedelissima del Sindaco di Bordeaux in Aquitaine-Limousin-Poitou-Charentes, Virginie Calmels, viene data sorprendentemente in testa al primo turno sul Presidente uscente (PS) Alain Rousset, in calo del 7%. Un eventuale exploit dell’imprenditrice costituirebbe un enorme capitale politico in dote all’ “anziano” Juppé, nella corsa alla Présidentiabilité nel cuore del partito.
Niccolò Inches