Come noto è in corso a Parigi – la capitale europea recentemente sconvolta dai feroci attacchi terroristici dello Stato islamico – la Conferenza sul clima, che durerà fino al prossimo 11 dicembre 2015. Gli obiettivi sono le più note istanze portate avanti nel corso del tempo da associazioni e movimenti ambientalisti a livello mondiale, cioè in primis il contrasto al riscaldamento globale e la riduzione dell’effetto serra.
Qui in Italia però a difendere tali istanze sono rimasti davvero in pochi: mentre a Parigi iniziava la conferenza a sembra che Roma a marciare per il rispetto dell’ambiente e dell’ecosistema erano in pochi e che, complessivamente, i movimenti ambientalisti nel nostro paese siano ormai pochi e molto divisi. A guidare in prima fila le (forse) ventimila persone presenti c’erano la presidente della Camera Laura Boldrini, Carmelo Barbagallo della Uil, Pd e Sinistra Italiana e, dulcis in fundo, anche l’ex presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio.
Movimenti ambientalisti italiani, le cause della crisi
Quella che stanno attraversando i – una volta più fortunati – movimenti ambientalisti è una crisi che vede le sue cause in una loro eccessiva proliferazione, una mancanza di unione e compattezza che sta costando caro alla causa e non solo. I Verdi, che sul finire degli anni Ottanta prendevano milioni di voti, come alle europee del 1989, hanno dovuto fare i conti con un drastico calo di consensi: alle ultime elezioni europee, quelle del 2014, hanno infatti totalizzato solamente 250mila voti (lo 0,9%). E’ da quando proprio Pecoraro Scanio diventò ministro dell’Ambiente del governo Prodi II che il movimento che portava il simbolo di Marco Pannella – il sole che ride – non riesce ad eleggere parlamentari. Eppure ci stanno provando a risalire i Verdi: recentemente hanno eletto come loro portavoce, al congresso di Chianciano Terme, il comico Giobbe Covatta nella speranza di dare nuova vita e visibilità al movimento.
Comunque il problema ha diverse facce: anche la corrente ambientalista del Pd, Ecodem di Ermete Realacci, non se la passa molto bene in termini di consensi e peso politico esercitato, mentre a raccogliere piccoli e grandi gruppi di militanti del “settore” è ormai il Movimento5Stelle, che però sta lasciando le tematiche ambientali anch’esso un po’ indietro nell’ultimo periodo. A vivere questa crisi ci sono infine anche le storiche associazioni e sigle, a partire dal Wwf in preda a ristrutturazioni e tagli, passando per il Fai e finendo con Legambiente, l’unica che sembra meglio resistere sotto i colpi di uno sfaldamento tutto italiano della causa.