Crisi economica: per ISTAT lo scorso anno lieve aumento del benessere, ma gravi disparità territoriali
Rapporto BES 2015
È stato presentato stamattina 2 dicembre il Rapporto BES 2015 dell’Istat in collaborazione con il CNEL, che si prefigge l’obiettivo di “misurare e valutare il progresso della società italiana”. Il Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile in Italia, giunto alla sua terza edizione, ancora non rappresenta uno strumento in grado di sostituire il PIL, ma comunque può affiancarlo e divenire un punto di riferimento per i cittadini e i decisori politici. Il BES 2015 adotta un approccio formativo che comprende 130 indicatori, strutturati in 12 dimensioni tematiche dette “domini” scaturiti da indagini su ciò che conta per le famiglie italiane. Anche a causa della frammentarietà degli indicatori e delle dimensioni, difficilmente comparabili tra loro, è difficile ottenere un indice complessivo generale, tuttavia, in via sperimentale, il BES 2015 offre alcuni indici compositi per 9 dei domini presi in considerazione. Il periodo appena trascorso rappresenta “un anno di transizione importante” dopo la crisi conomica, a detta di Linda Laura Sabbadini, direttore del dipartimento statistiche sociali e ambientali dell’Istat. Il quadro fornito dagli indicatori del BES 2015, ampio e variegato, va comunque affinato con la comunità scientifica e la società civile, osserva la Sabbadini.
Salute (+): aumenta la vita media che raggiunge gli 80,3 anni per gli uomini (record europeo) e gli 85,2 in Europa. Continuano a ridursi i comportamenti a rischio, ad esempio l’alcoolismo e il tabagismo, ma peggiora il benessere psicologico. Cresce il divario tra Nord e Sud Italia per i vari indicatori, ad esempio speranza di vita (82,5 anni al Nord e 81,5 al Sud), ma anche per quella in buona salute (60 anni al nord e 55,4 al Sud), aumentano però le demenze tra gli anziani e i disagi di tipo psicologico. Inoltre sono diffusi ancora stili di vita sedentari, l’eccesso di peso e un consumo non adeguato di frutta e verdura. L’indice composito di salute, che nel 2009 era pari a 97,6, si attesta a 102,6 nel 2014 (base 2010=100).
Istruzione e formazione (+): stabile al 26% la quota di Neet, ossia di coloro che non studiano né cercano lavoro, mentre cala dal 49,7% al 49,2% il tasso di immatricolazione universitaria. Dopo anni in discesa, nel 2014 aumenta la partecipazione culturale, in particolare per il maggior afflusso per visitare musei, mostre, concerti e siti archeologici. Calano i lettori di quotidiani. Gli indicatori di istruzione crescono troppo poco e anche qui comunque è marcato il divario tra Nord e Sud Italia, dove è elevato l’abbandono scolastico. L’indice composito di istruzione e formazione è in continua crescita dal 97,7 del 2008 a 105,3 del 2014; quello standardizzato di partecipazione culturale, crollato tra il 2010 e il 2013, nonostante la ripresa dell’ultimo anno è pari a 91,4 nel 2014.
Lavoro e conciliazione dei tempi di vita (+): pur con un lieve aumento dell’occupazione complessiva, continua ad aumentare il divario con i principali paesi europei, tra Nord e Sud e tra uomini e donne (69,7% di uomini occupati contro il 50,3% di donne). Cresce la quota di occupati sovraistruiti e in part time involontario, mentre l’unico segnale positivo è dato dall’aumento della soddisfazione per il lavoro svolto. Nelle regioni con più occupazione la qualità è anche migliore. Il tasso di occupazione standardizzato è pari a 98,1 nel 2014 (base 2010=100) mentre quello composito di qualità del lavoro è pari a 95,2 nel 2014, in lieve aumento rispetto al 94,9 del 2013.
Benessere economico (=): nel 2014 si segnala un lieve aumento del reddito disponibile e del potere di acquisto; rispetto all’anno precedente si contrae la quota delle persone povere o con grave deprivazione. Al Sud si registrano anche le maggiori diseguaglianze nella distribuzione del reddito: il 20% della popolazione più ricca possiede 6,7 volte quello posseduto dal 20% della popolazione più povera; al Nord il rapporto si attesta a 4,6. “Il Centro-Nord ha risentito più tardi degli effetti della crisi ma è anche quello che prima sta mettendo le basi per una uscita”, rileva la Sabbadini. L’indice composito di reddito e disuguaglianza, in calo a partire dal 2008, nel 2014 aumenta di 0,2 punti e ora si attesta al 97,7 (base 2010=100). L’indice di agio economico continua però a scendere, seppur in modo meno marcato rispetto al calo del 2011/2012, fino al 94,5 del 2014.
Relazioni sociali (+): cresce di qualche punto la fiducia negli altri, nella propria rete relazionale e nella partecipazione a iniziative di volontariato, ma anche qui restano evidenti divari territoriali tra Nord e Mezzogiorno, dove il tasso di volontariato è pari al 6,5% contro il 13,2% del Settentrione. Soprattutto al Centro migliorano le relazioni sociali. Cala invece l’interesse nei confronti della politica, in particolare nel Centro-Nord e tra i più giovani. L’indicatore composito per le relazioni sociali, calato a 97,5 nel 2013, adesso nel 2014 è pari a 98,7.
Politica e istituzioni (=): soprattutto a seguito delle elezioni europee, aumenta la presenza femminile nelle istituzioni politiche; cresce anche nei consigli di amministrazione delle imprese. Resta continua ad essere elevata la sfiducia nei confronti di partiti (voto medio 2,4), nel parlamento (3,5), nei consigli locali (3,7) e nel sistema giudiziario (4,2). Forze dell’Ordine e Vigili del Fuoco raggiungono un voto medio pari a 7.
Sicurezza (+): I furti in abitazione, dopo il raddoppio avvenuto nello scorso decennio, ora si stabilizzano, così come resta pari al 2014 il tasso di rapine, mentre aumentano i borseggi. In Italia il tasso di omicidi è tra i più bassi in Europa (0,8 per 100.000 abitanti). Cala la quota di donne vittime di violenza fisica o sessuale, soprattutto per quelle meno gravi. Cresce la percezione di sicurezza della popolazione; il miglioramento investe alcune regioni del Sud Italia mentre in alcune del Centro-Nord si registra qualche peggioramento. L’indicatore di sicurezza migliora dal 92,2 del 2013 al 93,1 del 2014 per merito di un aumento della percezione soggettiva; sostanzialmente stabile l’indicatore della sicurezza nei confronti degli omicidi al 101,8.
Benessere soggettivo (=): si registra un lieve aumento dell’ottimismo nei confronti degli anni futuri. Qui si riduce il divario tra Nord e Sud, in cui cala più marcatamente la quota dei pessimisti. Aumenta la soddisfazione per il tempo libero e per la situazione economica, seppur sotto i livelli pre-crisi. Tuttavia non cresce la soddisfazione per la propria vita nel complesso. In questo caso non vi è un indice composito, ma l’indicatore della soddisfazione per la vita, crollato nel 2012 al 89,1, continua a permanere attorno all’89 nel 2013 e nel 2014.
Paesaggio e patrimonio culturale (-): restano diseguaglianze regionali nella cura del territorio, soprattutto a causa di un abusivismo edilizio presente soprattutto al Mezzogiorno. Restano inadeguati gli investimenti per il patrimonio culturale che restano sotto la media UE. Continua a crescere la quota di coloro che giudicano molto negativamente il paesaggio in cui vivono (dal 18,3% del 2012 al 20,1 del 2014). L’indice composito per il paesaggio e il patrimonio culturale scende a 98,4.
Ambiente (+): in aumento di quasi un punto percentuale le aree verdi urbane a disposizione dei cittadini, in calo il numero delle città in cui si registra lo sforamento delle polveri sottili per più di 35 giorni e le emissioni di gas serra, anche per via della crisi economica. Le energie rinnovabili costituiscono il 37,3% della produzione, conto il 33,7% dell’anno precedente. Nel Centro-Sud Italia permane il problema grave della dispersione di acqua potabile nelle reti idriche; elevato anche il rischio idrogeologico. L’indice composito di ambiente si attesta a 104,1 nel 2012 da 100 del 2008 e nel Mezzogiorno vi sono i miglioramenti più significativi.
Ricerca e innovazione (=): nonostante il minimo incremento della quota PIL destinata alla ricerca, l’Italia è distante dalla media europea anche per quanto riguarda il numero dei brevetti. Stagnanti gli investimenti in alta tecnologia, aumenta però la percentuale di piccole imprese che hanno svolto attività finalizzate all’introduzione di innovazioni. Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna risultano essere le regioni maggiormente dinamiche.
Qualità dei servizi (=): Nell’arco di dieci anni raddoppia la quota di raccolta differenziata. In miglioramento molto più lento anche l’erogazione di servizi idrici e elettrici. Cala l’offerta di asili, soprattutto per la contrazione delle risorse che i comuni hanno a disposizione per finanziarli. Restano lunghi i tempi per accedere ai servizi essenziali, soprattutto nelle grandi aree metropolitane, sebbene siano dotate di una rete infrastrutturale mediamente più fitta. In questo dominio restano particolarmente accentuate le disparità tra il Nord Italia e le regioni del Mezzogiorno, acuendo anche il peso della crisi economica. Le carceri, nonostante il calo del numero dei detenuti e l’incremento dei posti letto, restano sovraffollate: per ogni 100 posti di capienza regolamentare sono presenti 108 detenuti.