Nei giorni scorsi hanno suscitato grande attenzione le affermazioni del Presidente dell’Inps, Tito Boeri, riguardanti la futura situazione pensionistica dei nati negli anni ’80; la pensione arriverà dopo i 70 anni e con assegni più bassi del 25%. A confermare questo trend negativo, arriva oggi la pubblicazione da parte dell’Istat del rapporto “Trattamenti pensionistici e beneficiari” riferito al 2014; il reddito medio di chi ha iniziato a ricevere la pensione nel 2014 (13.965) è già sostanzialmente inferiore a quello dei cessati (15.356 euro) e dei sopravviventi (17.146 euro), ovvero coloro che anche nel 2013 erano beneficiari di almeno una pensione. Quindi, la differenza tra i nuovi pensionati e chi lo è già da tempo ammonta a più di 3000€.
Pensioni, gli effetti della riforma Fornero
Rispetto all’anno precedente, nel 2014 la spesa complessiva per le prestazioni pensionistiche è aumentata dell’ 1,6%, superando i 277 miliardi di euro; ciò corrisponde ad un aumento di 0,2 punti percentuali dell’incidenza sul Pil, passata dal 16,97% al 17,17%. Gli effetti della riforma Fornero cominciano ad essere visibili non solo nella minore entità degli assegni dei nuovi entrati, penalizzati dal sistema contributivo rispetto al vecchio retributivo, ma anche per quanto riguarda il numero dei pensionati; nel 2014 sono diminuiti di 134 mila unità rispetto al 2013, scendendo a 16,3 milioni, e la tendenza è evidente se si considera il periodo dal 2011 (anno di approvazione della riforma) al 2014, durante il quale il numero di pensionati è diminuito di oltre 400.000 unità.
E’ osservabile, inoltre, un appiattimento verso il basso degli assegni pensionistici: quasi 4/5 dei pensionati, infatti, riceve un reddito da pensione inferiore a 2000€ al mese (nel dettaglio il 40,3% inferiore ai 1000 e il 39,1% tra 1000 e 2000). Il 14,4% riceve tra 2000 e 3000€ e il 6,1% più di 3000€; di questi il 4,7% percepisce tra i 3000 e 5000€ mensili, mentre le cosiddette pensioni d’oro (superiori ai 5000€) riguardano il restante 1,4%, ovvero 228.200 individui.
Pensioni, differenze geografiche e di genere
Le donne rappresentano il 52,9% dei pensionati e percepiscono in media 14.283 euro (contro 20.135 euro degli uomini) e per la metà (49,2%) l’assegno di pensione non arriva a 1000€ al mese, a fronte di circa un terzo (30,3%) degli uomini; inoltre, 1.169.000 donne possono contare su meno di 500€ mensili.Per quanto riguarda la distribuzione geografica, il 47,7% delle pensioni è erogato al Nord, il 20,4% nelle regioni del Centro e il restante 31,9% nel Mezzogiorno.
Federico Ziglioli