Forze speciali italiane sarebbero presenti in Libia per preparare un intervento militare nella cornice della guerra all’ISIS, intensificata o promossa a geometria variabile da vari Stati occidentali a seguito dei tragici eventi di Parigi del 13 novembre scorso. Questa la ricostruzione in esclusiva pubblicata ieri su Il Foglio, in un articolo a firma di Daniele Raineri, che ha parlato di quanto starebbe accadendo ormai da vari giorni sul suolo libico ad opera delle cosiddette Sof, Special operations forces, italiane.
Per Il Foglio in azione forze speciali italiani
Secondo la fonte di Raineri, forze speciali militari si muoverebbero tra due città libiche costiere, Zuwara e Sabratha, ricomprese tra Tripoli ed il confine con la Tunisia. In queste zone è già presente, sin dalle azioni occidentali che portarono alla caduta di Gheddafi nel 2011, un nutrito gruppo di membri dei servizi segreti italiani con l’obiettivo di tutelare le infrastrutture dell’Eni, considerata questione di sicurezza nazionale. Appoggiandosi su questa preesistente presenza dell’intelligence italiana, i militari starebbero svolgendo dei sopralluoghi per la preparazione di un possibile intervento.
La pressione per un’azione militare in Libia da parte italiana arriverebbe dagli Stati Uniti e sarebbe legata all’approfondita conoscenza delle nostre forze speciali di quei territori. Già nel 2011, le Sof italiane infatti avevano avuto un ruolo decisivo per guidare i bombardamenti della Nato individuando in maniera specialistica gli obiettivi.
Tra i corpi speciali a cui sarebbero state affidate le ricognizioni figurerebbero i Combusin, Comando subacqueo incursori, per la loro esperienza nelle zone grazie al lavoro svolto, ancora una volta nel 2011, per ispezionare le eventuali presenze di mine e trappole esplosive nelle piattaforme Eni. Inoltre, nel marzo 2015, indiscrezioni di stampa avevano parlato della partenza di un contingente di incursori dello stesso Comando dalla base del Varignano a la Spezia a bordo della nave San Giorgio per stazionare nella stessa area, nei pressi dell’impianto di Mellita.
La smentita del Governo
La notizia sarebbe un chiaro segnale che il basso profilo sin qui tenuto da Matteo Renzi riguardo l’opportunità di un impegno militare contro l’ISIS stia mutando. In realtà, la smentita ufficiale da parte del governo è arrivata prontamente. Dai microfoni di Unomattina, il sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, ha infatti voluto rassicurare che un’azione militare in Libia “non è all’ordine del giorno”, ribadendo la linea ufficiale italiana relativa alla situazione nell’ex colonia: “Il problema principale è un problema di tipo politico ovvero riuscire a creare quel governo di unità nazionale che solo potrebbe costituire la pietra miliare per andare verso una capacità di carattere militare”.
Rossi non ha potuto nascondere comunque che la situazione su Sirte è caratterizzata dalla forte presenza di forze jihadiste e di Daesh, ed ha stressato la necessità di “dare un’effettiva sicurezza alla gente che è rimasta sicuramente colpita dagli attentati di Parigi”.
Libia, situazione sulle coste e rischi per l’Italia
La situazione libica, specie nella zona di Sirte, desta dunque una forte preoccupazione per la nostra sicurezza nazionale.
È certo infatti che l’ISIS miri ad assumere il controllo delle risorse petrolifere presenti nelle zone libiche costiere. La vendita di greggio sul mercato nero costituisce la principale fonte di finanziamento del Califfato ed è per questo che le formazioni dello Stato Islamico puntano a conquistare l’area di Ajdabiya, situata tra Bengasi e Sirte, come garanzia di accesso ai giacimenti petroliferi più importanti.
Attualmente, i miliziani sono già prossimi alla città di Ajdabiya. Il governo libico internazionalmente riconosciuto, con base a Tobruk, ha chiesto il supporto del generale libico Khalifa Haftar, che con le sue forze sta portando avanti raid aerei per tentare di bloccare l’avanzata dell’ISIS verso la città. Tuttavia, la preoccupazione rimane alta.
Se lo Stato Islamico riuscisse nei suoi intenti di conquista, l’Italia si troverebbe praticamente ad un passo dai territori controllati dal Califfato nero, con il solo Mar Mediterraneo a separarci dalla minaccia jihadista.