Ilva, condannati dal Tribunale di Taranto 28 ex dirigenti per le morti causate dall’amianto ed altri cancerogeni provenienti dallo stabilimento siderurgico. Le pene più alte sono state inflitte agli ex manager della vecchia Italsider pubblica alla quale subentrò il gruppo Riva. La pena più alta, 9 anni e mezzo, è andata al manager dell’era pubblica Sergio Noce, 9 anni al suo collega Spallanzani e 9 anni e 2 mesi ad Attilio Angelini, accusati di disastro ambientale e ventuno omicidi colposi, per la morte per mesiotelioma di operai venuti in contatto con fibre di amianto. Ad otto anni e mezzo sono stati condannati Pietro Nardi e Giorgio Zappa, ex dg di Finmeccanica. Fra gli imputati c’era anche il patron Emilio, morto il 30 aprile scorso, suo figlio Fabio Riva e l’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso, entrambi condannati a sei anni di reclusione.
“La magistratura ha affermato il principio di legalità in fabbrica. Vincono le ragioni delle tante vittime. Perdono gli inquinatori e i loro complici”. Così il presidente di Peacelink Taranto Alessandro Marescotti commenta la sentenza del processo per le morti da amianto che si è concluso oggi con la condanna di 27 ex dirigenti dell’Ilva. “Questo processo – aggiunge l’ambientalista – è stato disertato da chi aveva e ha responsabilità politico-istituzionali. A testimoniare solidarietà e ad assistere alle fasi del processo nelle aule di tribunale è rimasto solo un tenace gruppo di cittadini attivi”. Troppa distrazione della politica, polemizza Marescotti, “abbiamo visto in questa vicenda, come se tutto ciò non avesse riguardato la storia e il dolore di una città e dei suoi lavoratori, vittime dell’amianto, delle omissioni e dell’incuria. Siamo alla vigilia del grande processo all’Ilva e questa sentenza – conclude – dà ragione a quanti da tempo chiedono verità e giustizia per Taranto”.
Per Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera “le notizie che arrivano da Taranto, dove oggi il Tribunale ha condannato 28 ex dirigenti della vecchia Italsider e dell’Ilva per le morti di 15 operai causate da amianto e altri cancerogeni provenienti dallo stabilimento, segnano una discontinuità rispetto alla cattiva gestione e alle omissioni criminali che si sono avute in passato sull’Italsider e sull’Ilva”. Quello che quanto è avvenuto nel capoluogo pugliese , ricorda, “è il frutto avvelenato di una industrializzazione indifferente alle ragioni dell’ambiente e della salute e per questo priva di futuro, di colpe gravissime ed omissioni che riguardano anche la politica e le istituzioni che partono da lontano e arrivano fino a noi”. “Per superare questa pesante eredità – conclude – è necessario cambiare rotta e accelerare sui processi di riduzione dell’impatto ambientale dell’azienda e bonifica dell’area in atto, a partire dalla piena attuazione del piano di risanamento dell’Ilva”.
“Lunedì prossimo faremo avere al commissario la nostra posizione”. Così Claudio Riva al termine dell’incontro con Enrico Bondi sul piano industriale e ambientale per l’Ilva. Riva ha poi aggiunto “Senza un futuro per l’Ilva penso ci sia poco futuro per l’Italia nella siderurgia”.