Russia Putin: il discorso annuale del presidente alla nazione
Russia Putin: discorso alla nazione tra Turchia e (soprattutto) politica interna
Vladimir Putin, nella sua annuale conferenza indirizzata all’Assemblea Federale, ha fatto capire che lui, dopo anni di grandiosa e traumatica espansione esterna, ha la necessità di concentrarsi su questioni di politica interna, e che non ha ancora una strategia per far uscire il paese dal pantano economico.
Il discorso annuale dell’anno scorso ha inciso sui tentativi ucraini di uscire dall’influenza russa, ha giustificato l’annessione della Crimea e ha sarcasticamente usato una retorica antioccidentale; quest’anno invece, l’Ucraina non è mai stata menzionata, la critica agli Stati Uniti ha ricevuto solo un paio di frecciate per il loro ruolo in Medio Oriente, e la Turchia, l’ultimo nemico, ha ricevuto l’attenzione di tre minuti su un discorso di un’ora.
La Turchia è l’unico paese straniero che Putin ha scelto di minacciare, sostenendo che le deboli sanzioni economiche imposte dalla Russia, non saranno la piena misura della sua vendetta per l’abbattimento del bombardiere russo in Siria. Il resto della missiva è stato dedicato alla politica interna. Per un ottimista, questo è un buon segno.
– È stato piuttosto equilibrato – ha twittato l’ex ministro delle finanze Alexei Kudrin – e ammettendo lo strapotere delle forze dell’ordine, ha parlato di un qualche allentamento verso le imprese. Infatti, Putin ha ricordato che nel 2014, le forze dell’ordine hanno considerato circa 200.000 casi penali aziendali, di cui solo il 15 % hanno avuto una soluzione. “Ciò significa – ha sostenuto Putin – che sono stati messi sotto pressione, espropriati e poi lasciati liberi. Non mi sembra un buon clima”.
Putin non ha affrontato il tema dell’esproprio sistematico delle imprese private, anzi, ha scelto d’ignorare le prove dirette, pubblicate nei giorni scorsi, che l’ufficio del procuratore generale e il comitato d’indagini, due strutture chiave del sistema legale russo, sono corrotte da cima a fondo.
Russia Putin: accento sulla politica interna
L’attivista anti-corruzione, Alexei Navalny, questa settimana ha pubblicato un’indagine condotta sugli interessi commerciali della famiglia del procuratore generale, Yuri Chaika e le famiglie di altri top pubblici ministeri. Navalny e suoi collaboratori hanno documentato uno spettacolo di mafia, episodi di estorsione e palese auto-arricchimento sui contratti pubblici, i cui proventi sono andati in Grecia e nell’immobiliare svizzero.
Le statistiche che ha citato Putin nel suo pomposo discorso, risaltano che lui è a conoscenza di come operano le sue forze dell’ordine: l’obiettivo è spesso quello di prendere in consegna le imprese piuttosto che fermare i crimini. Eppure, per anni ha tollerato questo modus operandi, perché contribuiva a tenere sotto controllo la Russia.
Putin ha fatto intendere che l’idea di un’economia basata sulle sole merci russe non sia una grande scelta strategica. “Dobbiamo prepararci – ha detto – che i periodi dei prezzi bassi delle materie prime e delle sanzioni esterne potrebbero durare a lungo. Se non cambia nulla, ci limiteremo ad usare le nostre riserve”. Non ha suggerito nulla per cambiare la situazione, piuttosto, ha utilizzato parte del discorso per elencare progetti sociali e infrastrutturali già molte altre volte menzionati.
Al termine della conferenza, il leader russo ha citato Dmitri Mendeleev, il chimico russo del sistema periodico degli elementi: “Dispersi, verremo immediatamente distrutti. La nostra forza è nell’unità”. Il pubblico lo ha applaudito, ma pochi probabilmente ricordavano, che la fonte della citazione conteneva anche l’affermazione: “il nostro vitale istinto puramente realistico ci dice sempre che, più che la difesa e l’organizzazione delle forze militari, è importante il paese”.
Nell’attuale quadro, il discorso nazione con uno Stato non militare, è un bizzarro passo falso, una debolezza temporanea. Presto ci saranno nuovi reboanti annunci; ma c’è ben poco che Putin possa fare di fronte ad un’economia debole e ad uno Stato corrotto.
Gabrielis Bedris