Articolo pubblicato da Daniele Errera il 06/12/2015
53 milioni e 350 mila euro all’anno. E’ questo il costo dei gruppi parlamentari nel solo 2014. Una cifra notevole, interamente stanziata dal Parlamento per i partiti politici. Da inizio legislatura ci si aggira sui 106 milioni di euro, escludendo i rimborsi elettorali. Nel solo 2014 si ripartisce così il costo: 32 milioni alla Camera dei Deputati, 21.350.000 a Palazzo Madama. La logica è la seguente: più è grande il gruppo parlamentare, più è alta la cifra erogata dai rami parlamentari. Il Pd è in vetta, ovvio con il premio di maggioranza previsto dal Porcellum. Ma a giovarne è anche il gruppo misto, che volta dopo volta si ingrossa per defezione nei grandi partiti (i verdiniani fuoriusciti da Forza Italia, ad esempio). Ma anche i dem hanno visto aumentare il ‘premio’, per via delle adesioni di ben 23 eletti: si ritiene che 1,3 milioni di euro ulteriori siano entrati. Di converso, con la fine del Pdl (scissione di Alfano e rinascita di FI) sono ben 5 i milioni a mancare in casa azzurra.
Gruppi Parlamentari, le spese
Qual è la quota spesa per il personale, all’interno di quei fondi destinati ai gruppi parlamentari? Addirittura il 70%, circa 70 milioni di euro da inizio legislatura: staff personale, dipendenti, segreteria, uffici legislativi, collaboratori parlamentari ma anche consulenze esterne. Che fanno correre quelle cifre. Si pensa che il rapporto parlamentari – collaboratori esterni sia 1 a 2. Circa 500 su 945, quindi. Lo spiega Openpolis, in un rapporto ad hoc: “la Camera e il Senato hanno regole piuttosto stringenti che disciplinano l’assunzione di personale dipendente da parte dei gruppi. I quali, anche per non incorrere in questi vincoli, hanno aumentato nel tempo l’attivazione di collaborazioni temporanee e di consulenze esterne. Una libertà di azione e di rendicontazione che ha portato alla pubblicazione di informazioni poco omogenee ed esaustive. Se da un lato quindi, il ‘quanto’ viene speso è riportato in maniera chiara, non si può dire altrettanto per altre questioni. Per fare un esempio: accanto alla cifra stanziata per le spese di consulenza, spesso e volentieri non segue un dettaglio. Mettere insieme il numero esatto di collaborazioni e consulenze non è quindi sempre evidente”.
Daniele Errera