Schiavi africani su una nave cinese, Mujica interviene
Per una questione di storia, in America Latina è ancora forte il sentimento anti-schiavista. Le associazioni che denunciano forme moderne di schiavitù sono attive e per nulla rare. Una di queste ha denunciato in questi giorni un fatto significativo. L’associazione si chiama Mundo Afro e opera nel paese di quel presidente “povero” che è Josè Mujica la cui influenza, in quel paese, avrà certamente contribuito a denunciare ingiustizie e sopraffazioni. Come la schiavitù, appunto.
Ecco il fatto: un gruppo di 28 africani provenienti da Ghana e Sierra Leone hanno chiesto la tutela delle autorità uruguaiane denunciando che da sette mesi lavoravano in condizioni disumane su una nave da pesca cinese approdata in questi giorni nel porto di Montevideo.
Un avvocato del sindacato dei lavoratori marittimi ha detto che gli africani – tutti uomini con un’età media di 26 anni – sono stati reclutati da una azienda cinese in Liberia ed erano in possesso di certificati medici emessi in Cina, anche se non erano mai stati in quel paese.
Erano detenuti come schiavi – ha detto – davano loro da mangiare una razione di riso al giorno tanto che erano anche denutriti. Il sindacato ha coinvolto l’associazione “Mondo Afro” che ha divulgato la notizia e ha offerto la propria protezione agli africani, ha poi denunciato alla giustizia il capitano della nave cinese. Un giudice penale ha ordinato alla prefettura navale di aprire un’inchiesta sul caso.
“Mundo Afro” ha poi sottolineato che non si tratta di un caso isolato e ha specificato di avere sviluppato un rapporto con il sindacato marittimo proprio per individuare e denunciare casi come questo. I pescatori africani rappresentano il secondo gruppo più importante di rifugiati stranieri in Uruguay dopo i colombiani.
Raffaele Masto