Lavoro, Fornero: “Il posto di lavoro non è un diritto”
“Il lavoro è un diritto, ma il posto di lavoro non lo è. Bisogna creare le condizioni affinché le persone possano avere un lavoro adeguato. In questo senso il lavoro è un diritto. Ma il posto di lavoro non lo è. Dobbiamo disegnare una società, un mercato del lavoro, dove sia facile per i giovani entrare, dove sia relativamente facile per chi ha perso un lavoro ritrovarlo e dove se una donna vuole lavorare non deve sentirsi dire che toglie il lavoro a un uomo”. Ad affermarlo è Elsa Fornero, ex Ministro del lavoro e delle politiche sociali, ospite a Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano.
Voto di laurea, Fornero: “D’accordo con Poletti”
L’ex ministro del governo Monti commenta le parole del ministro Poletti in merito all’utilità del voto finale di laurea: “Gli studenti, questo lo penso anche io, debbono preoccuparsi di non prolungare oltremisura il proprio percorso universitario. Il mondo del lavoro è cambiato, forse oggi molte persone preferiscono avere un voto più basso ma entrare prima nel mondo del lavoro perché si rendono conto di quanto sia difficile entrare nel mercato lavorativo. Come in ogni cosa, comunque, serve buon senso”.
Lavoro, Fornero: “Andare oltre i luoghi comuni”
Fornero dice la sua anche sull’altra dichiarazione di Poletti quella riguardante l’ipotesi di superare l’ora lavorativa come strumento di contrattazione: “Da una parte l’affermazione è ovvia. Abbiamo tutti esempi di attività e di lavori dove non è l’ora di lavoro che conta. D’altra parte abbiamo anche la percezione che nel pubblico impiego le ore contino indipendentemente dal risultato che si lavora. Bisogna andare oltre ai luoghi comuni, accorgersi che il mercato del lavoro è cambiato e che l’ora non può essere più l’unico parametro di riferimento, anche se l’elemento orario in un contratto resta comunque un fattore determinante. E’ una questione di apertura mentale e di onestà intellettuale”.
Pensioni, Fornero: “Boeri fa terrorismo psicologico”
Non manca una critica finale alle recenti dichiarazioni del numero uno dell’Inps, Tito Boeri, in merito alle future pensioni dei giovani: “E’ terrorismo psicologico e davvero non ce n’è bisogno. La vera discussione è sul lavoro. Non basta una legge per dare alle persone delle pensioni generose. Bisogna fare in modo che i giovani entrino presto nel mondo del lavoro con forme contrattuali il più dignitose possibile. Dobbiamo aiutare le persone a trovare lavoro e poi dire a chi non ce l’ha fatta che avrà comunque una pensione adeguata a carico della fiscalità generale. Sul tema pensioni c’è allarmismo ingiustificato. L’allarme deve essere sul lavoro non sulle pensioni che i lavoratori prenderanno tra quarant’anni. Fatico a immaginare un trentenne che pensa già alla pensione. La pensione non può essere la prima preoccupazione. La mia risposta a questo terrorismo psicologico è quella di ricordare che le pensioni non ci saranno soltanto se non ci sarà stato il lavoro”.