Elezioni Francia, Regionali: Le Pen stoppata, vittoria “mutilata” per PS e Sarkozy
Schema 7/5/1 e Front National all’asciutto. Il ballottaggio per le Elezioni Regionali francesi del 13 dicembre ha così ridisegnato la carta politica dell’Esagono: 7 regioni in mano alla destra moderata de “Les Républicains”- tra cui la regione della Capitale Ile-de-France, che passa dal PS all’ex ministro Valérie Pécresse; 5 consigli regionali alla sinistra socialista, che sfonda in Bretagna (con il Ministro della Difesa Le Drian al 51%) e tiene in Aquitania con il presidente uscente Rosset; la Corsica finisce al nazionalista Gilles Simeoni, ma la “vera” notizia è l’efficacia del Fronte Repubblicano anti-Le Pen. Marine e sua nipote Marion Maréchal restano a secco di regioni, in particolare nel Nord-Pas de Calais e in Provence-Alpes-Cote d’Azur (in linea con le previsioni dei sondaggi), battute rispettivamente dai repubblicani Xavier Bertrand e Christian Estrosi, che hanno a loro volta beneficiato del ritiro delle liste progressiste. Il ticket frontista riesce comunque a strappare il 45 e 42%, un dato impressionante per la destra populista a livello locale; sul piano nazionale, le stime parlano di 150 mila voti in più appannaggio del FN rispetto al primo turno, con 6 milioni e 800 mila voti in cascina.
Elezioni Francia: i 3 aspetti più rilevanti delle regionali
FN – Bicchiere mezzo pieno?
A Marine Le Pen non riesce l’impresa di conquistare il primo consiglio regionale nella quarantennale storia FN. La presidente, così come la candidata nel Midi Marion Maréchal, vengono sopravanzate dai rivali LR solo grazie alla mobilitazione dell’elettorato di sinistra, che non è mancato all’accorato appello anti-lepenista del Primo Ministro Manuel Valls. Le Monde ha riscontrato una partecipazione al ballottaggio quasi al 60%, percentuale (guarda caso) simile a quella del 2002, ai tempi delle sfida Presidenziale tra Jacques Chirac e Jean-Marie Le Pen. Anche il braccio destro di Marine, Florian Philippot, si ferma al 36% (secondo) nel Grand-Est dietro Richert (LR, 49) e davanti al “disobbediente” socialista Masseret, in calo al 15.
Il Front National non vince regioni ma ritocca ulteriormente il proprio bacino di voti, senza contare che nel clan di Marion Maréchal si gioisce per il solo fatto di essere l’unica opposizione a Estrosi in PACA, avendo fatto indirettamente piazza pulita della lista PS. ”Mai trionfo è stato così vergognoso per i vincitori, basato solo su calunnie”, ha dichiarato la giovane Le Pen, mentre la leader Marine ha parlato di un “Sistema ormai in agonia”. Come ha sottolineato lo specialista di populismi Jean-Yves Camus, tuttavia, “I francesi non hanno ancora fiducia nelle capacità di governo del FN”: malgrado lo “Choc” causato nei primi turni elettorali, il partito dei Le Pen rischia di annaspare ancora per anni nelle secche dell’“opposizione irresponsabile”.
#Régionales : l’évolution du vote au second tour entre 2010 et 2015 [AVANT/APRES] https://t.co/1OLMjEmoNj pic.twitter.com/F4B349vYVT
— Mathieu Dehlinger (@mdehlinger) 14 Dicembre 2015
I tormenti di Sarko
Per il partito post-gollista di Nicolas Sarkozy è certamente un successo “numerico”: 6 regioni passano dalla bandiera socialista a quella dell’ex UMP, comprese le contesissime Normandia (strappata al fotofinish dal centrista Morin) e la regione di Parigi con Pécresse, riuscita a esorcizzare l’Union des Gauches PS-Verdi-PCF.
Se latitano i trionfalismi dalle parti di Rue de Vaugirard, per via dell’aiuto decisivo degli avversari progressisti in chiave anti-FN, a non mancare è qualche punzecchiatura in seno allo stato maggiore. La numero 2 del partito Nathalie Kosciusko-Morizet, unica assieme all’ex premier Raffarin a votare contro il “NI-NI” (né fusioni né ritiro di lista al ballottaggio), ha di nuovo sconfessato il suo leader e, secondo l’AFP e Le Nouvel Obs, sarebbe stata esclusa dall’ufficio politico di stamane.
“Senza la desistenza socialista, Nord e Paca sarebbero finite al Front National”, aveva tuonato Kosciusko-Morizet al canale all-news BFM. L’ex Presidente, che si è visto tolto di mezzo un avversario alle Primarie 2016 (Bertrand, neo eletto), ha chiosato: “Sono state decisive l’alleanza con il Centro e il rifiuto di connivenza con tutte le ali estreme”, per poi annunciare una “Consultazione online” tra i simpatizzanti sulla prossima strategia del partito. Si profilano ulteriori lacerazioni nel movimento neo-gollista sulla data stessa in cui verranno celebrate le Primarie – fissata al 20 novembre – che in molti vorrebbero anticipare per preparare al meglio la campagna delle Presidenziali.
Hollande – Sconfitta (quasi) indolore
A sinistra, nonostante la perdita di 6 amministrazioni, si plaude alla “Resistenza” del PS allo scrutinio, come rilevato dal primo segretario Jean-Christophe Cambadélis, ma soprattutto alla tattica vincente del Fronte Repubblicano pianificata tra Rue Solférino e Matignon. “La battaglia contro l’estrema destra non è ancora stata vinta”, ha ammonito Valls, principale fautore della strategia; il partito del presidente François Hollande dovrà fare i conti con l’assenza totale di esponenti al Nord e nel Midi, mentre a Parigi il candidato Claude Bartolone registra il flop della sua Armata Brancaleone con Ecologisti e Front de Gauche – quest’ultimo severissimo con il governo per bocca del leader Jean-Luc Mélenchon, impegnato in uno stillicidio di accuse a Valls – complici anche le infelici frasi pronunciate a fine campagna (“Pécresse è la candidata della razza bianca”).
L’attesa ora è tutta per il ritorno alla politica “attiva” di Hollande, dopo il silenzio assoluto sul voto e il successo dell’accordo raggiunto sul clima nel week-end. La popolarità in risalita del Capo di Stato, tra la gestione ferrea del post-attentati e il patrocinio della COP21, rappresenta un ulteriore tassello per la faticosa riconferma come candidato PS all’Eliseo. Nonostante non sia lui (per ora) l’uomo forte del movimento in vista del 2017, scalzato dal suo stesso primo ministro (il vero vincitore delle Regionali, in quanto artefice del Fronte Repubblicano) e soprattutto dal giovane responsabile dell’Economia Emmanuel Macron. Quest’ultimo, la seconda figura più apprezzata dai francesi dietro l’onnipresente Alain Juppé, eterno delfino di Chirac e forte del 55% dei consensi.