“Regolamento anti-burqa”: è stato ribattezzato così il nuovo regolamento della regione Lombardia che a fine anno entrerà in vigore in tutte le strutture regionali. La giunta guidata dal leghista Roberto Maroni ha infatti approvato un documento che impedisce l’entrata nelle strutture regionali a chi ha il volto coperto, come ad esempio le donne musulmane che indossano niqab o burqa. L’approvazione del documento arriva dopo una discussione avviata giorni fa durante una seduta del Consiglio regionale, quando Fabio Rolfi, consigliere leghista, ha presentato un’ interrogazione alla giunta Maroni dopo aver visto in un ospedale pubblico una donna con il velo integrale. Di qui, l’ interrogazione rivolta all’assessore regionale alla Sicurezza, Simona Bordonali (Lega), che, a sua volta, ha anticipato la decisione di adottare il nuovo regolamento.
Il governatore ha spiegato che “non si tratta di una nuova legge: è un regolamento che rende esplicito il riferimento a una norma nazionale”, e ha aggiunto: “Adesso, chi controlla gli ingressi degli ospedali e di tutti gli uffici regionali dovrà bloccare l’ accesso a chi ha il volto coperto”.
Anche se per Maroni e la Lega il documento rappresenta “uno strumento per la lotta al terrorismo”, a stretto giro è però arrivata la replica del ministro della giustizia Andrea Orlando: “Siccome c’ è la legge, non si avverte l’ esigenza di inventarsene di nuove, che appaiono di sapore simbolico-propagandistico. In questo momento c’ è bisogno di tutto tranne che agitare dei simboli e di fare propaganda, perché mi pare che in questo ambito gli estremisti islamici siano imbattibili. E quindi non mi cimenterei su questo terreno”.
Anche le opposizioni all’attacco: “Tanta preoccupazione per qualche donna a capo coperto dà il senso della percezione dei problemi che vivono i cittadini da parte di questi politici” – ha dichiarato il consigliere regionale del M5s Eugenio Casalino. Per il capogruppo del PD lombardo Enrico Brambilla “Maroni è come Donald Trump. La Lega, molto prima di lui, ha iniziato una campagna contro i musulmani, accomunandoli ai terroristi”. Critiche anche dal prefetto di Milano Alessandro Marangoni: “La religione non deve essere confusa con la sicurezza. È comunque un problema che verrà trattato nelle sedi opportune e hanno titolo a esprimersi in questo senso”.
Lombardia, la replica di Maroni: “Tutelare la sicurezza dei lombardi”
Non è mancata la replica via Facebook del governatore Maroni: “C’entra la sicurezza, non la religione. La nostra decisione ha suscitato le reazioni dalla solita sinistra ipocrita: la buttano in politica perché non hanno argomenti. Io vado avanti per la mia strada: tutelare la sicurezza dei lombardi. Chi viene qui deve rispettare le nostre leggi, altrimenti può tornare da dov’ è venuto”.
Ilaria Porrone