Dopo giorni di aperte contestazioni e “chiacchiere” relative alle vicende della Banca Popolare Etruria e Lazio e il coinvolgimento in esse di Maria Elena Boschi, è arrivata la mozione di sfiducia nei confronti del ministro per le Riforme da parte del MoVimento5stelle.
Tale mozione, che è stata presentata nel pomeriggio di ieri alla Camera da parte dei grillini (e a breve anche al Senato), riguarda infatti il ministro Boschi “per il coinvolgimento personale e familiare nelle vicende della Banca Popolare Etruria e Lazio nonché in relazione ai recenti provvedimenti che hanno interessato l’istituto di credito”. Il ministro ha risposto subito all’attacco, mantenendo una proverbiale calma e sicurezza: “Discuteremo in aula, voteremo la mozione e vedremo chi ha la maggioranza”, è stata la sua dichiarazione in merito all’iniziativa pentastellata.
Il testo della mozione
L’accusa, in sostanza, è quella di conflitto d’interesse a seguito dell’azione di salvataggio da parte del governo delle quattro banche – Cariferrara, Carichieti, Banca Marche ed Etruria – , dato che sia il padre – Pier Luigi – che il fratello – Emanuele – della Boschi hanno avuto rapporti professionali con la Banca Etruria, essendone stato il padre sia membro del Consiglio di Amministrazione che – fino al febbraio 2015 – vicepresidente di questo stesso Consiglio. Inoltre, come è possibile leggere nel testo della mozione pubblicato sul blog di Beppe Grillo, si è fatto riferimento anche al possedimento di circa 1.500 azioni della suddetta banca da parte del ministro stesso “come indicato nella dichiarazione patrimoniale pubblicata sul sito del Consiglio dei Ministri”.
Sempre in riferimento prima a Pier Luigi e poi ad Emanuele Boschi nella mozione si sostiene che “nell’esercizio del suo mandato risulterebbe esser stato, inoltre, sanzionato, al pari degli altri vertici dell’istituto, da Banca d’Italia al pagamento di una somma pari a 144mila euro per sei irregolarità individuate dalla vigilanza: ‘violazione delle disposizioni sulla governance’, ‘carenze nell’organizzazione e nei controlli interni’, ‘carenze nella gestione e nel controllo del credito’, ‘carenze nei controlli’, ‘violazioni in materia di trasparenza’, ‘omesse e inesatte segnalazioni agli organi di vigilanza’. Emanuele Boschi risulta, invece, esser stato assunto dalla Banca fin dal 2007, giungendo alla posizione di Program and cost manager”.
Portata inoltre all’evidenza da parte del M5S è un’attività speculativa relativa agli “istituti di credito interessati” ancora prima dell’approvazione da parte del governo Renzi della legge di riforma delle banche popolari dello scorso gennaio: “Il decreto legge del 24 gennaio 2015 ha introdotto nuovi limiti dimensionali per le banche popolari disponendone la trasformazione in società per azioni nelle ipotesi di attivi superiori ad 8 miliardi di euro; l’approvazione del citato decreto legge da parte del Consiglio dei Ministri è stata preceduta da rilevanti speculazioni finanziarie relative agli istituti di credito interessati dal medesimo provvedimento. In particolar modo, il Presidente Consob, in sede di audizione parlamentare, ha dichiarato che le negoziazioni hanno assunto volumi nell’ordine di 10 milioni di euro; da fonti stampa risulterebbe una possibile diffusione di informazioni privilegiate prima del Consiglio dei Ministri del 20 gennaio 2015. Altresì, sembrerebbe che il volume delle negoziazioni sia aumentato fin dal 3 gennaio del medesimo anno”.
Le critiche alla Boschi…
“Intanto il ministro Boschi verrà in Parlamento a dare spiegazioni non soltanto alle forze politiche ma all’intera nazione, rispetto al suo abnorme conflitto di interessi”, è la risposta dell’esponente del M5S Alessandro Di Battista al ministro che non si è lasciato scomporre dalla presentazione della mozione. Se quest’ultima è stata presentata alla Camera e non al Senato, hanno chiarito poi i grillini, è semplicemente per questioni di tempistica parlamentare che avrebbero fatto slittare il tutto a gennaio: “Quello che ci aspettiamo è che la presidente Boldrini convochi con urgenza una capigruppo per calendarizzare la mozione di sfiducia contro Maria Elena Boschi”, ha precisato durante la conferenza stampa a Montecitorio il capogruppo M5S Davide Crippa.
Anche ieri sera stesso, durante la trasmissione diretta da Lilli Gruber su La7, “Otto e mezzo”, nuove critiche al ministro sono giunte per bocca del vicepresidente pentastellato della Camera Luigi Di Maio: “Si è verificato un conflitto di interesse enorme nell’ultimo anno, perché tre decreti del Governo intervengono sulla banca della famiglia Boschi – ha affermato Di Maio. “Il primo intervento era quello sulle banche popolari che ha fatto schizzare il valore delle azioni, il secondo – che ha salvato la banca dal fallimento – ha azzerato i risparmi di migliaia di persone e il terzo salva il padre del ministro Boschi da ogni responsabilità, perché la Banca di Italia è in conflitto di interesse in questa vicenda ed è improbabile che vorrà fare un’azione di responsabilità contro un banchiere coinvolto. Se questa situazione fosse normata con una legge sul conflitto di interessi, non ci sarebbero azioni e parenti di un ministro in quella banca o non ci sarebbe il ministro”.
La mozione partita su iniziativa del M5S nel frattempo sta trovando appoggio anche da diverse parti dello schieramento politico, come nella Lega e in Forza Italia, tanto che Maurizio Gasparri ha dichiarato ad Agorà che la mozione non tarderà ad arrivare anche il quel di Palazzo Madama: “La mozione di sfiducia al Senato ci sarà: ci sono persone che la presenteranno e io la firmerò immediatamente. Secondo me ci deve essere dopo le Feste così per venti giorni parliamo di questo. Il Movimento 5 Stelle e chi presenta la mozione di sfiducia alla Camera fanno un errore – ha aggiunto Gasparri – perchè alla Camera i numeri sono tali che sarà uno spot per il ministro Boschi. Invece, se si presenta al Senato, la Boschi si salva con il voto di Verdini, di Falanga, di D’Anna e ci divertiremo”.
…e le difese
A tutelare il ministro Boschi dalla pioggia di critiche sono invece intervenuti sia il ministro all’Economia Pier Carlo Padoan, il quale ha detto ai microfoni di Radio Anch’io che la Boschi “uscirà alla grande” da questa situazione e che “non ha nulla da nascondere”. Sembra che sia il governo che la maggioranza siano dalla parte del ministro, che anche durante la Leopolda di questi ultimi giorni si è sentita protetta persino dalla minoranza Pd.
E se il premier Matteo Renzi ha detto, in merito alla questione, che “C’e’ chi urla e chi sbraita e chi porta a casa i risultati”, solidarietà nei confronti della Boschi è arrivata anche dal deputato di Ala e braccio destro di Verdini Ignazio Abrignani, il quale ha detto che “È davvero pretestuoso addebitare alla Boschi o al governo fatti relativi a un istituto di credito. I deputati di Ala voteranno sicuramente contro la mozione di sfiducia“. “Mi auguro che qualcuno nel centrodestra faccia prevalere la serietà dei ragionamenti a un impulso di pancia. Capirei se attaccassero per qualche coinvolgimento del governo a difesa del padre della Boschi. Ma qui hanno tagliato le teste, commissariato l’istituto, difeso i correntisti e i risparmiatori. Chi oggi punta il dito dimentica le nostre proteste quando erano altri a puntare il dito. Mi spiace – ha aggiunto Abrignani – la deriva giustizialista di FI. Quando sono entrato c’erano valori di libertà, ma oggi li stanno abbandonando. E dire che predicavamo il rispetto delle persone…rispetto significa che il padre della Boschi non è indagato. E se anche lo fosse, parliamo di una persona e del suo lavoro: qual è invece l’accusa al governo? E al ministro?”.
Ex vertici di Etruria indagati
Nel frattempo l’ex presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi, insieme all’ex membro del Consiglio di Amministrazione Luciano Nataloni, sono stati accusati di “omessa comunicazione di conflitto d’interessi” in merito alla medesima vicenda. In sostanza i due avrebbero, secondo la procura di Arezzo, beneficiato della propria posizione all’interno dell’istituto di credito per godere di alcuni finanziamenti.
Perciò le autorità competenti stanno cercando di risalire alle responsabilità del dissesto della banca guardando proprio ai suoi vertici. Adesso sta tutto in mano al nucleo Tributario della Guardia di Finanza, il quale compierà i dovuti accertamenti e indagini anche su Palazzo Koch e la Consob, per capire come mai questi non avevano avvertito il Cda dell’istituto dei rischi in cui potevano incorrere con le emissioni obbligazionarie.