Kosovo: Il referendum dei serbi inguaia sia Pristina sia Belgrado
[ad]Ma i serbi del Kosovo non ci stanno ad essere sacrificati sull’altare dell’integrazione europea della Serbia, e non intendono accettare il passaggio dei comuni a maggioranza serba sotto la sovranità di Pristina. “Vogliamo dimostrare la nostra posizione attraverso una procedura democratica regolare, e nessuna influenza, da Belgrado o da Pristina, ci farà cambiare idea. È evidente che il governo serbo ha fallito nella sua politica verso il Kosovo e verso l’UE”, nelle parole di Milan Ivanovic, presidente del Consiglio Nazionale Serbo del Kosovo del Nord. Tre dei quattro comuni serbi del Kosovo sono dominati dai partiti di opposizione all’attuale maggioranza liberale di Boris Tadic, e si stanno preparando alle elezioni politiche del 6 maggio 2012; l’opposizione guidata da Vojislav Kostunica spera di danneggiare il governo attraverso la questione del Kosovo e della candidatura all’UE, per tornare al potere.
Ma se Belgrado piange, Pristina non ride; il referendum evidenzia la mancanza di controllo del governo della Repubblica del Kosovo su parte del suo territorio, e secondo il governo di Pristina è invalido e illegale, anche se il ministro dell’interno Bajram Rexhepi cerca di minimizzare: “per quanto concerne il Kosovo e le sue relazioni internazionali, questo non cambia niente e può solo danneggiare le speranze serbe per uno status di candidato all’UE”. Lo scorso luglio, una mossa azzardata da parte del governo di Pristina, volta a prendere controllo dei posti di frontiera tra Kosovo e Serbia nel nord della provincia, aveva provocato la reazione dei serbi locali, con barricate e scontri durati settimane.