Consulta, è rottura tra Renato Brunetta e Paolo Romani
Negli ambienti di Forza Italia è da tempo che si respira aria pesante, ma con l’esclusione del partito azzurro nei giochi per l’elezione della Consulta si è arrivati allo scontro aperto tra le due fazioni interne al partito. Da una parte l’ala moderata guidata da Paolo Romani, capogruppo al Senato, dall’altra Renato Brunetta, più vicino alle posizioni di Meloni e Salvini e che gode della fiducia del Cav.
I due non si sono mai stimati a vicenda, e la gestione della vicenda legata alla consulta non ha certo fatto bene all’unità all’interno del partito. Gli attacchi di Brunetta a Renzi hanno fornito al premier la scusa per congiurare con i grillini l’esclusione dai giochi di Forza Italia, e questo non è andato giù a Romani che ora incolpa premier e Brunetta del fallimento della strategia di Forza Italia. “Sei uno str… , hai usato lo scontro con Brunetta in aula per giustificare la rottura con noi e l’accordo con i 5 Stelle sulla Consulta” avrebbe detto l’ex ministro per la Comunicazione al premier.
Sembrava essere stata raggiunta una pax all’interno del partito, ma l’incapacità della dirigenza di riuscire a convocare una riunione congiunta di senatori e deputati, con la conseguente brutta figura in aula dove Sisto, avvocato barese di Berlusconi e candidato “ufficiale” di FI non ha raccolto nemmeno tutti i voti del suo partito. Questo perchè, mentre Romani che ha un atteggiamento molto più morbido con il governo, Brunetta ha sparato a zero sul governo bruciando definitivamente il nome dell’avvocato barese, anche se il PD difficilmente l’avrebbe votato, in ogni caso. Secondo Romani, comunque, si poteva offrire un nuovo nome da candidare alla Consulta, magari un professore universitario o comunque un non-parlamentare, così da portare a casa comunque un minimo risultato ed evitare la convergenza tra PD e grillini.
Le critiche di Paolo Romani alla strategia del partito
E della strategia parlamentare di Forza Italia, ormai, Romani sembra non condividere più nulla. Mentre lui raccoglie firme per la commissione di indagine per la vicenda della Banca Etruria, “cose concrete” come spiega lo stesso Romani, Brunetta ha deciso di presentare una mozione di sfiducia al governo, “Una mozione che non ha i numeri e finirà con il rafforzare Renzi e Boschi, procurando una pessima figura al partito“.
Romani però si sente solo: sin dall’8 novembre, quando a Bologna Berlusconi ha partecipato all’iniziativa della Lega Nord benedicendo la linea offensiva dell’asse Salvini-Meloni, Romani ha visto il proprio potere di influenza sul Cavaliere notevolmente ridursi mentre quello di Brunetta continuava ad aumentare per la sua vicinanza alle posizioni dei due leader della destra. E così il capogruppo al senato, che voleva sostituire Bondi come collegamento con il governo, si è visto scivolare tutta l’iniziativa politica dalle mani, assistendo, inerme alla deriva “estremista” di Forza Italia, un tempo leader e fautore, con Berlusconi, delle coalizioni moderate italiane.
Francesco Di Matteo