Energie rinnovabili: ecco chi non utilizza più i combustibili fossili
Energie rinnovabili: non bruciare combustibili fossili per produrre energia elettrica, una vera e propria prodezza, che fino a qualche anno fa sembrava irrealizzabile e che risulta ancora inconcepibile quasi dappertutto, è stata compiuta da diverse nazioni, regioni e città in tutto il mondo. Infatti, nel corso del 2015, hanno annunciato l’inizio del passaggio completo alle fonti rinnovabili, o l’incremento massiccio della produzione di energia “pulita”, nazioni come la Costa Rica, la Danimarca, la Norvegia e l’Islanda. Dopo la crisi finanziaria del 2008, la transizione verso un modello energetico a “impatto 0” era stato bollato come troppo “costoso” per essere preso in considerazione, tuttavia, alcuni soggetti istituzionali sono riusciti, coniugando due fattori, cioè grandi quantità di risorse naturali e comunità di abitanti poco numerose, a fornire un esempio da cui partire.
Energie rinnovabili: dalla Costa Rica alla Germania
Le autorità della Costa Rica l’hanno reso noto qualche mese fa, precisamente a marzo: dopo alcune fortissime piogge, le centrali idroelettriche erano state in grado di fornire quasi il 100% di energia al piccolo paese (conta meno di 5 milioni) per 75 giorni di fila. L’evento ha convinto il governo a concentrarsi sull’obiettivo “totale astensione dall’utilizzo dei combustibili fossili”. Visto che basterebbe un siccità neanche troppo prolungata per affossare le capacità del paese di alimentarsi tramite la forza dell’acqua, grazie a investimenti giapponesi ed europei per un totale di 958 milioni di dollari, il paese presto si doterà di un sistema avanzato per sfruttare l’energia geotermica. Certo, la Costa Rica ha diverse caratteristiche a suo favore: la sua economia non si basa nemmeno in piccola parte sull’industria manifatturiera (il settore che porta più costi energetici), la forte presenza di vulcani e di altri fattori topografici che permettono di sfruttare facilmente le risorse naturali, inoltre, può permettersi un grosso budget da investire nelle rinnovabili perché dal 1948 ha scelto di abolire le forze armate (spesso la voce più consistente nel bilancio di uno stato).
Tuttavia, anche un paese “avanzato” come la Danimarca riesce a coprire in media il 40% del fabbisogno energetico dei suoi (pochi) abitanti grazie all’energia eolica: l’obiettivo di Copenaghen è quello di abbandonare i combustibili fossili entro il 2050. Resta da notare, però, che la natura “intermittente” delle rinnovabili impedisce di abbandonare totalmente le fonti di energia tradizionali, se non altro come fonti di “backup” affidabili, in caso di interruzione del flusso. In alcuni giorni dell’anno, grazie al vento la Danimarca ha prodotto addirittura il 140% del proprio fabbisogno; se molto spesso è possibile esportare l’energia prodotta, lo stoccaggio, che sarebbe l’opzione migliore, vista la natura straordinaria dell’eccesso, porta ad un elevato costo dell’energia.
Grazie all’energia geotermica e a quella idroelettrica, rispettivamente, Islanda e Norvegia potrebbero presto non avere più bisogno di combustibili fossili. L’Islanda produce tutta l’energia elettrica di cui ha bisogno grazie alle rinnovabili, l’85% del suo fabbisogno energetico totale è alimentato da fonti geotermiche e idroelettriche. La Norvegia ha come obiettivo per il 2020 quello di produrre stabilmente il 67,5% del proprio fabbisogno da energie rinnovabili, nel 2013 aveva già raggiunto quota 65,5%. Svezia, Estonia e Bulgaria hanno già superato i loro obiettivi di approvvigionamento energetico per il 2020.
Resta da nominare il caso della Germania; anche se molto lontana dall’obiettivo del 100% di produzione di energia per mezzo delle fonti rinnovabili, merita una menzione considerato che la sua popolazione si aggira intorno agli 80 milioni di abitanti. Nel giorno più “bello” del 2015, la Germania ha prodotto il 78% dell’energia elettrica senza ricorrere a combustibili fossili o a centrali nucleari. Nella prima metà del 2014, il paese ha prodotto in media il 31% dell’energia elettrica grazie alle fonti rinnovabili. Finora è il paese europeo ad aver prodotto più energia “pulita”.