Conferenza stampa Putin: ecco i principali temi affrontati
Conferenza stampa Putin di fine anno: un’opinione sui temi affrontati
L’undicesima conferenza stampa del presidente russo Vladimir Putin, è stata una delle più noiose e non ha prodotto molto in termini di notizie, con le possibili eccezioni delle lodi per Donald Trump e una semi-ammissione del coinvolgimento dei militari russi nella guerra in Ucraina orientale; ma ha esaltato adulazioni per i suoi successi, mentre per i nemici, solo aggressioni e battute pepate.
All’inizio della conferenza, un quesito incentrato su un possibile cambio di governo, ha ottenuto una secca risposta, nella quale Putin ha ribadito che lui “ha sempre protetto le persone”. Questo è vero. Spesso ha favorito e raramente sostituito i burocrati che hanno lavorato con lui, questo è parte del suo codice: uno scambio reciproco di fedeltà.
Alexei Navalny, uno dei più fedeli oppositori di Putin, ha cercato di coinvolgerlo nelle accuse di corruzione dirette al procuratore generale Yuri Chaika e al possibile legame tra il leader ceceno Ramzan Kadyrov e l’assassinio del leader dell’opposizione Boris Nemtsov; ma il presidente nelle scivolose risposte ha asserito che resta da stabilire se il procuratore avesse un conflitto d’interessi, e ha promesso che le indagini sull’omicidio di Nemtsov sarebbero proseguite, senza nominare Kadyrov.
Alla richiesta di chiarimenti sul nuovo sistema di pedaggi per gli autocarri pesanti, che sono gestiti da una società di un figlio di un suo amico Arkady Rotenberg, Putin ha scherzato: “Lei ha parlato del giovane Rotenberg, ma suo padre non ha un lavoro nel governo. Forse è un infiltrato, ma io non la penso così”.
Conferenza stampa Putin: Blatter, Ucraina e Turchia
Chaika, Kadyrov, Rotenberg sono fedeli a Putin, lui non può tradirli. Lo stesso vale per Joseph Blatter. Il capo in disgrazia della FIFA, che si è guadagnato: “Ecco chi dovrebbe ottenere il premio Nobel per la pace”. Nello stesso modo in cui Putin protegge i fedelissimi, anche andando contro l’evidenza, è pronto a distruggere i suoi nemici.
In seguito ad un’innocua domanda di un giornalista georgiano, ha iniziato una filippica contro Mikheil Saakashvili, l’ex presidente della Georgia, che ora è il governatore della regione di Odessa, in Ucraina. Putin ha definito la nomina di Saakashvili “uno sputo in faccia al popolo ucraino. Tra l’altro, credo che non sia riuscito a ottenere un visto di lavoro per gli Stati Uniti, ma lo hanno mandato in Ucraina, per lasciarlo giocare lì”.
Saakashvili non ha mai chiesto un visto di lavoro in USA, è solo la propaganda russa che ha messo in giro una tale voce; ma Putin è disposto a ripeterla. I nemici non sono un gioco equo. Questo vale anche per gli Stati Uniti, che Putin, anche se mai chiamati in causa, non ha perso la possibilità di criticare. Non si è dimenticato del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, per il quale ha sostenuto che non ci fosse alcuna possibilità di riconciliazione. Il suo sostegno per Assad in Siria, lo ha definito un campo d’addestramento.
Putin, con l’estrema facilità con la quale pone su un piedistallo le sue azioni, rifugge dai suoi sotterfugi. Per mesi, ha negato il coinvolgimento delle truppe russe in Crimea, per poi orgogliosamente ammettere d’aver pianificato l’intera operazione, ora, ha continuato a negare che le truppe russe fossero coinvolte nei combattimenti in Ucraina orientale, ma quando un giornalista gliel’ha chiesto ha risposto: “Non abbiamo mai detto che là non ci fossero persone coinvolte a risolvere alcune questioni, comprese quelle in campo militare, ma questo non significa che fossero presenti le truppe regolari russe. Capisci la differenza?”.
La sottigliezza non è stata percepita da tutti: in Ucraina i commenti la trattano come un’ammissione del coinvolgimento militare russo, come in realtà è. Putin semplicemente non esita ad affossare le persone che per lui contano poco, o ad ammettere una cosa quando gli fa comodo. Ecco perché Donald Trump, se spera davvero di vincere le elezioni presidenziali degli Stati Uniti, non dovrebbe soffermarsi troppo sull’elogio di Putin.
Tutto è limitato per Putin, ma ciò potrebbe essere la sua più grande debolezza. Il suo regime lo costringe, ora che i soldi del petrolio si stanno prosciugando, a perpetuare un sistema corrotto che può solo portare a controllare i russi con la forza. La sua guida, invece che liberalizzare il sistema e lasciare che le imprese e la società civile respirino più liberamente, gli farà intensificare le pressioni sugli impoveriti cittadini.
Gabrielis Bedris