Il voto online di Possibile, il movimento di Pippo Civati sceglie il proprio Statuto
Il voto online di Possibile, il movimento di Pippo Civati sceglie il proprio Statuto
Possibile va a congresso, dopo la fondazione nel giugno 2015 il movimento, composto in gran parte da esponenti della corrente che aveva appoggiato Pippo Civati alle primarie PD di fine 2013, ma anche da ex esponenti grillini e di sinistra radicale, ha deciso di avviare una consultazione dei propri iscritti per modificare lo Statuto attuale.
4773 i votanti in due tranches, 3 proposte, una ha la benedizione di Pippo Civati
La prima sessione di votazioni si è svolta tutta domenica 20 e lunedì 21 dicembre, e per essere risolutiva richiedeva che fosse il 50% + 1 degli aventi diritto, appunto i 4773 iscritti, a esprimersi per una delle proposte. In caso contrario si sarebbe andati a una seconda sessione, in cui sarebbe valso solo il conto degli elettori effettivi, in questo caso però sarebbe stato necessario superare i 3/5. In caso contrario sarebbe rimasto in vigore lo Statuto vigente.
Non vi sono in realtà vere e proprie differenze contenutistiche tra le tre mozioni, si tratta invece di diverse visioni organizzative che si confrontano e che possono essere visualizzate qui.
La prima, La sfida Possibile, un partito-wikipedia: i neuroni, pone l’accento sul ruolo del comitato scientifico, che si affianca agli altri organi, quali i Comitati, gli Stati Generali composti dai delegati dei comitati, il segretario (Pippo Civati stesso), il comitato organizzativo, organo fiduciario segretario stesso, e l’organo di Garanzia.
In questa mozione si richiede una diversa modalità di elezione dei membri del comitato scientifico, non legati a quella del segretario, e soprattutto che i membri dimostrino competenze nell’area tematica prescelta con titoli accademiche o pubblicazioni ed esperienze lavorative.
La seconda, Libertà e partecipazione, è quella che più apporta modifiche allo statuto, non a caso è anche la più lunga, 21 pagine, e in particolare punta sulla assoluta parità di genere negli organi, e in una maggiore collaborazione e apertura ad altre associazioni e movimenti che anche non aderendo a Possibile, non ne contraddicano gli ideali.
La terza mozione, infine, Uno statuto nuovo per far decidere le persone , che è anche quella appoggiata da Civati, mira a uno snellimento maggiore dell’organizzazione, che sia più orizzontale, con l’eliminazione di ulteriori incarichi territoriali come raggruppamento di comitati della stessa area, posta la presenza e la preminenza dei comitati e degli Stati Generali che siano l’insieme di questi comitati.
A prevalere è stata quest’ultima proposta, con 734 voti e il 40,2%, seguita da Libertà e partecipazione con 607 e il 33,24% e per ultima La sfida Possibile, un partito-wikipedia: i neuroni, con il 20,9% e 382 voti.
Con un’affluenza del 38%, è evidente che si passerà alla seconda fase, con urne aperte fino alle 23.59 di mercoledì
Dal tentativo referendario ai rapporti con il resto della sinistra, il primo anno di Possibile
E’ questo il primo tentativo di consultazione popolare di Possibile, che d’altronde proviene da quella corrente del PD che molto ha sempre tenuto alle primarie, e che con le primarie si è cimentata quando vi è stato da votare il segretario nell’autunno del 2013: allora Pippo Civati aveva avuto il 14,2%, ed era stato solo l’inizio di un lungo periodo di conflitto con il vincitore assoluto di quelle consultazioni, Matteo Renzi, soprattutto da quando questo è poi divenuto premier e ha varato una serie di riforme non giudicate compatibili dai civatiani con l’identità di sinistra, in primis il Jobs Act.
Contro queste riforme, ricordiamo anche la Buona Scuola per esempio, Possibile aveva lanciato come propria prima iniziativa anche una serie di referendum, ma la raccolta delle firme è avvenuta durante l’estate, senza l’appoggio di altre forze simili, come SEL o altre di sinistra radicale, men che meno del Movimento 5 Stelle, e ai primi di ottobre lo stesso Pippo Civati annunciò il fallimento dell’iniziativa, le 500 mila firme non furono raggiunte.
E’ però poi giunta l’adesione a Possibile di alcuni ex grillini di Alternativa Libera così da poter formare una componente di 10 membri del gruppo misto alla Camera, in contemporanea con il gran rifiuto a partecipare a Sinistra Italiana, l’aggregazione di SEL, altri ex grillini ed ex democratici come Fassina, verso cui Pippo Civati è stato duro, non considerando un buon inizio una unione solo di forze parlamentari senza partire dal territorio.
E poi c’è il macigno del rapporto con il PD
Pippo Civati e Possibile contro ogni intesa con il PD, la delusione Pisapia
La linea di Possibile anche a livello locale appare chiara: nessuna intesa con il PD, a differenza di Sinistra Italiana che valuterà caso per caso, neanche laddove si esce da esperienze in cui la sinistra PD e la sinistra radicale hanno lavorato bene insieme al PD ufficiale, o dove i sindaci uscenti sono di un’area “amica”.
Il pensiero va subito a Pisapia e all’“area arancione” che nel 2011 sembrava essere quella guida nel centrosinistra. In Possibile c’è molta delusione per come il sindaco di Milano abbia voluto scendere a compromessi con il PD renziano senza esprimersi su temi nazionali importanti come lavoro e scuola in cui il governo stava prendendo decisioni in contrasto con quanto Pisapia stesso ha predicato tutta la vita, in cambio evidentemente della continuazione di un’esperienza di alleanza tra SEL e PD anche senza Pisapia. Così coerente con questa linea milanese Majorino, per quanto civatiano, è rimasto nel PD e sfiderà il renziano Sala alle primarie senza rompere.
Anche la lettera di Pisapia stesso, i sindaci Zedda di Cagliari e Doria di Genova, tutti di SEL, vanno in direzione di una rinnovata alleanza con il PD laddove ha funzionato, e questo è visto come ambiguo in Possibile, che ricerca una linea di coerenza nazionale che crei una alternativa totale al PD sia localmente che centralmente.
Laddove si potrà avviare alleanze con Sinistra Italiana come a Torino con Airaudo e a Bologna, allora si farà, non dove invece SEL e alleati dialogano con il PD.
Intanto Possibile si organizza sul territorio. Nonostante la mancata adesione di assessori o consiglieri a Milano vi sono ora una decina di comitati, ma sono addirittura una ventina a Roma e provincia, e un buon livello di adesioni giunge anche dal Nordest, anche da centri minori, e nella Liguria di Pastorino, che ebbe il 9% alle ultime regionali.
E a Napoli dove Possibile afferma di poter vantare l’adesione anche di molti giovani finora lontani dalla politica.