Caos Forza Italia, viaggio nel partito che non c’è più
In Forza Italia regna il caos. Quella appena passata è stata una delle settimane peggiori per il partito guidato da Silvio Berlusconi. Prima è arrivato lo smacco sull’elezione dei 3 giudici costituzionali (Barbera-Modugno- Prosperetti) votati dall’atipica alleanza Pd-M5S, poi la spaccatura interna sulla mozione di sfiducia individuale contro il ministro Boschi e infine i tentativi di spodestare Renato Brunetta dal suo ruolo di capogruppo azzurro alla Camera. Come se non bastasse, molti retroscena apparsi in questi giorni sui principali quotidiani nazionali danno interi blocchi di parlamentari forzisti in uscita verso i “responsabili” di Denis Verdini. Insomma, la situazione dentro Forza Italia è talmente confusa che una parlamentare di peso come Renata Polverini arriva addirittura a mettere la parola fine sulla storia politica di Forza Italia. “E’ tutto finito” ha confessato a Repubblica.
Forza Italia, gruppi parlamentari: guerra Brunetta-Romani
Il primo fronte aperto è quello della gestione dei gruppi parlamentari. Venti giorni fa era partita la prima offensiva nei confronti del capogruppo Renato Brunetta, accusato dalla maggior parte dei parlamentari forzisti di gestire in maniera autoritaria il gruppo alla Camera. Così il 2 dicembre scorso, due terzi dei deputati azzurri capitanati da Elio Vito erano pronti a sfiduciare Brunetta. Poi, era tutto rientrato su richiesta dello stesso Berlusconi. Nessun redde rationem. Unica novità: il Mattinale gestito fino ad allora direttamente dall’ex ministro della Funzione Pubblica tornerà dal 2016 a Palazzo Grazioli e a pubblicarlo ogni mattina saranno i più stretti collaboratori dell’ex Cavaliere. Mercoledì scorso, la svolta. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi finisce il suo discorso alla Camera per presentare il vertice europeo. Brunetta sbotta. Attacca il premier a testa bassa: “una relazione contraddittoria, retorica, insopportabile ed omissiva”, gli 80 euro anche alle forze dell’ordine sono “una mancia indecente”, “una legge di stabilità fatta di marchette, totalmente in deficit, totalmente fuori dalla realtà”. Segue replica a muso duro del premier interrotta più volte dai “Vergogna!” di Brunetta. Sembrerebbe pura cronaca parlamentare. Invece è proprio questo scontro frontale che fa virare il premier verso l’accordo coi 5 stelle sui giudici della Consulta. Forza Italia viene messa all’angolo. Non è più indispensabile.
Venerdì in aula arriva la Boschi per difendersi dalla mozione di sfiducia individuale dei 5 stelle sul caso di Banca Etruria. Respinta. 373 no (tra cui il voto della stessa Boschi) contro i 129 sì di Lega, M5S, Sinistra Italiana e Fratelli d’Italia. Forza Italia – secondo partito d’opposizione – non c’è: i parlamentari azzurri escono dall’aula e affidano le dichiarazioni di voto ad un parlamentare di secondo piano, tal Roberto Occhiuto. Brunetta è iperattivo. Telefona ripetutamente a Berlusconi chiedendogli di poter votare a titolo personale contro la Boschi. Niente da fare: il gruppo deve rimanere compatto. Matteo Salvini intanto minaccia in vista del voto al Senato: “o Forza Italia vota la sfiducia o salta la coalizione”. Piccolo problema: parecchi senatori, in primis il capogruppo Paolo Romani e Altero Matteoli, sono contrari. Così, nel fine settimana Brunetta rilascia due interviste a Repubblica e la Stampa in cui chiede le dimissioni del suo collega al Senato. E’ guerra civile. Ieri Repubblica rilancia un retroscena firmato da Carmelo Lopapa in cui viene dato per certo un avvicendamento a inizio anno dei due capigruppo. Mara Carfagna prenderà il posto di Brunetta a Montecitorio e Maurizio Gasparri di Romani a Palazzo Madama, scrive il quotidiano di Largo Fochetti. Ma nel pomeriggio arriva la smentita ufficiale dello stesso Berlusconi: “Leggo su un giornale di gossip politico un articolo che racconta cose mai successe. Confermo la mia piena fiducia al Presidente Brunetta chiamato sempre più spesso a esercizi di sopportazione”. La rissa continua.
Forza Italia, Verdini gode: così Ala raddoppia
In tutto questo, c’è un personaggio che aspetta ridanciano il cadavere del suo ex partito: Denis Verdini. Ieri a In ½ ora di Lucia Annunziata ha rivelato: “Raddoppieremo la nostra presenza parlamentare nel giro di un mese, di un mese e mezzo”. “Penso che ci sia una grande riflessione dentro Forza Italia per la situazione di disagio che si è creata – ha continuato l’ex sherpa berlusconiano – noi abbiamo partecipato attivamente alla riforma del Senato, alla legge elettorale, e ci siamo sempre detti pronti a votare le riforme fatte bene”. “Sulle riforme – ha concluso giulivo – i numeri sono essenziali, ci si dimentica che il Parlamento è fatto di numeri, e non c’è il vincolo di mandato. I conti si fanno quando si andrà a votare, nel 2018”. Per ora i nomi che girano per passare da Forza Italia ad Ala sono quelli di tre deputati – Giorgio Lainati, Lello di Gioia e Renata Polverini – e tre senatori: Adele Gambaro (ex M5S), Sante Zuffada e Enrico Piccinelli. Ad oggi Forza Italia può contare su 54 deputati e 42 senatori. Nelle prossime settimane il gruppo potrebbe perdere parecchie pedine.
Forza Italia, Salvini “Parlamentari FI prendano tessera Pd”
Stamani, durante la conferenza stampa di auguri a Montecitorio, Matteo Salvini ha ribadito ancora una volta che “se si votasse oggi” la coalizione di centro-destra sarebbe guidata dalla Lega Nord con annesso “il suo carico di responsabilità”. “Spero terminino le fibrillazioni in Fi – ha concluso il segretario del Carroccio con stoccata finale – e spero che qualche attuale rappresentante di Forza Italia prenda la tessera del Pd, cosa che gli dovrebbe essere naturale visto l’agire politico”.
Giacomo Salvini
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