Stato Islamico: la mappa dei territori persi nel 2015
Stato Islamico: il “regno” dell’Isis si è ridotto mese dopo mese. Il Califfato ha perso 12.800 km quadrati dal primo gennaio al 14 dicembre 2015, adesso ne controlla 78mila tra Iraq e Siria, significa che il suo territorio si è contratto del 14%, secondo l’analisi dell’Istituto IHS. Sono i curdi siriani i migliori combattenti del 2015: stando ai dati del Conflict Monitor, hanno espanso il territorio sotto il loro controllo del 186% (15,6 km quadrati). In pratica, hanno ripreso tutte le parti – tradizionalmente – curde della Siria. Da parte sua, il governo siriano è riuscito a invertire alcune perdite territoriali subite all’inizio dell’anno grazie all’intervento russo di settembre, tuttavia, controlla solo il 30% del suolo nazionale, equivale a una perdita netta complessiva del 16% per il 2015.
Stato Islamico: la mappa dei territori persi nel 2015
Le perdite dello Stato Islamico comprendono ampie fasce del confine turco-siriano, compresa l’importantissima Tal Abyad, città di frontiera strategicamente fondamentale per collegare il confine tra Siria e Turchia con Raqqa, de facto, la “capitale” del Califfato. La perdita del valico, ha riferito Columb Strack, analista senior di IHS, determinò un non indifferente “impatto finanziario” sul traffico di petrolio, ancora prima dei recenti raid mirati. Altre perdite sostanziali accusate dall’Is hanno riguardato la città irachena di Tikrit, il complesso della raffineria di Baiji e un tratto fondamentale per lo spostamento di uomini e risorse della strada tra Raqqa e Mosul (la “capitale” irachena). D’altra parte, i miliziani dello Stato Islamico sono avanzati nella zona occidentale della Siria, via Palmyra, e sono arrivati fino al centro di Ramadi (dove al momento stanno ingaggiando una dura battaglia contro l’esercito iracheno).
La perdita di Tal Abyad – ipotizzano dall’Istituto – si è verificata nel quadro di un “ripiegamento strategico” volto a evitare i pericoli di un overstretching, un’espansione troppo ampia. La città era stata indebolita e impoverita dalla pressione curda, tanto che fu necessario inviare diverse unità di Hesba (la polizia “religiosa” di Raqqa) per mantenerne il controllo: allora, i terroristi hanno deciso di lasciare l’area, considerando più importante avviare un’offensiva contro delle zone sunnite ancora sotto il controllo dei governi di Baghdad (Ramadi) e Damasco (Palmyra).