Proteste Polonia: il governo polacco si allontana dall’Europa, in pieno stile “Orban” (l’attuale premier nazionalista ungherese). Il partito di destra Diritto e Giustizia (Pis), uscito trionfatore dalle elezioni politiche dello scorso ottobre, ha già sostituito molte persone tra i vertici della polizia, dei media, delle imprese statali e ha nominato cinque nuovi giudici del Tribunale costituzionale (simile alla Corte costituzionale italiana), tutti strettamente fedeli al nuovo premier Beata Szydlo. Questo organo dovrebbe garantire l’equilibrio della democrazia polacca controllando la costituzionalità delle leggi approvate dal parlamento, i cui due rami Camera e Senato, sono controllati dalla maggioranza di destra, che esprime pure il Presidente della Repubblica, Andrzej Duda eletto in maggio con il voto dei cittadini. Le intenzioni poco velate della Szydlo e del suo governo si scontrano in queste settimane con le iniziative di piazza organizzate dal “Comitato di difesa della democrazia” (Kod), movimento della società civile, il quale è riuscito a mobilitare in più di venti città cortei e raduni per far sentire la voce di chi si oppone a quello che viene considerato un vero e proprio colpo di stato che mira allo smantellamento della costituzione.
Proteste Polonia: si risveglia la voglia di democrazia
Migliaia di persone hanno partecipato a Varsavia davanti al parlamento dichiarando la loro contrarietà ad un deterioramento della democrazia, ricostruita con fatica dopo gli anni della dittatura comunista. Anche davanti alle ambasciate polacche di Londra e Berlino ci sono state dimostrazioni di solidarietà di cittadini polacchi che lavorano all’estero a sostegno dei cortei in patria. L’organizzazione indipendente “Reporter senza frontiere” si mostra molto preoccupata per le intenzioni di monopolizzazione dei mezzi di telecomunicazione da parte del governo. Jean Asselborn, socialdemocratico lussemburghese e Ministro degli Esteri di turno dell’Unione Europea, avverte la Polonia di non prendere la strada pericolosa dell’Ungheria ed afferma:”Non dobbiamo avere scrupoli nel contrastare qualsiasi paese nel quale i diritti di base e la costituzione vengono calpestati”.
Anche in merito alle politiche migratorie avviate dal governo polacco in contrasto con gli accordi europei, Asselborn mette in guardia sulle ripercussioni politiche che queste decisioni unilaterali potrebbero provocare. A dire di molti, la Szydlo viene considerata come una marionetta le cui file sono tirate dal capo del Pis Jarosław Kaczyński, già premier nel biennio 2006-2007. Le posizioni di ultradestra di questo partito mirano a riorientare il paese in senso nazionalista, limitando l’ingresso di nuovi immigrati e tassando maggiormente le imprese estere che intendono fare affari in Polonia.
Forte del dinamismo industriale e del fatto che il paese non abbia subito i contraccolpi della recessione spinge già da qualche anno il paese ad un maggiore isolamento politico. L’Euro non è ben visto e l’ingresso nella moneta unica è un tema in sottotono. Non si vuole rischiare di compromettere la ricchezza economica che attualmente la Polonia esprime, essendo tra le principali economie avanzate dell’Unione Europea con un tasso di disoccupazione intorno al 9%, al di sotto della media UE. Nel frattempo il viceministro degli Interni polacco Jakub Skiba propone che gli accordi presi dal precedente governo per l’accoglienza di profughi vengano riformulati. Ma rassicura l’Europa: “Non vogliamo eludere i nostri impegni presi”.
Lorenzo Chemello