Nord Stream 2: la politica europea dell’egoismo
Nord Stream 2: lo sforzo della Commissione europea di ridurre la dipendenza dal gas russo, si scontra con gli interessi commerciali e nazionali degli stati membri, causando problemi ai piani di diversificazione. La recente partnership di Gazprom con cinque aziende dell’Europa occidentale per espandere il gasdotto Nord Stream – in esecuzione sotto il Mar Baltico dalla Russia alla Germania – sta mettendo i paesi dell’Unione europea uno contro l’altro, evidenziando le sfide d’attuazione delle politiche energiche europee.
Nord Stream 2: la politica europea dell’egoismo
Il nocciolo del problema si trova in una Russia che, oltre che voler utilizzare il nuovo gasdotto per evitare il passaggio ucraino, ambisce anche a silurare l’idea di un’unione energetica del blocco, mentre la Commissione europea, offrendo una significativa fonte di reddito a Kiev, intende utilizzare l’Ucraina come paese di transito ed applicare la normativa del suo terzo pacchetto energia. I paesi dell’Europa centrale inoltre, sono cauti sul progetto Nord Stream 2, perché preoccupati di rimanere invischiati nella “coercitiva politica energetica” di Gazprom. “Se costruito, [Nord Stream 2], non farebbe altro che imporre all’Europa un unico fornitore, una scelta contraria alle nostre politiche” ha spiegato Miguel Arias Cañete, il commissario dell’energia europea.
E, mentre l’accordo Nord Stream 2 stava già affrontando i contrari venti politici polacchi, quelli dei paesi baltici, ungheresi e slovacchi, ora, ha attratto l’ostro, Matteo Renzi, il primo ministro italiano, la cui frustrazione per il progetto, ha complicato gli sforzi d’estendere le sanzioni economiche dell’UE contro il Cremlino. Gli italiani credono che il Nord Stream 2, sostenuto dai membri di alto livello del governo di Angela Merkel, sia in contrasto con lo spirito della campagna di sanzioni contro la Russia, e istituisca una potente Germania che mette le sue necessità economiche prima della diplomazia collettiva del blocco.
“Noi siamo accomodanti sulle sanzioni, ma d’altra parte un certo numero di paesi, o società, sono in grado di raddoppiare [le dimensioni] del Nord Stream” ha insistito il premier italiano. Roma è arrabbiata per la decisione di Bruxelles “di uccidere” il Sud Stream, un progetto di gasdotto Gazprom, che avrebbe dovuto portare il gas russo in Europa attraverso l’Italia, ciò “lascia un cattivo retrogusto” ha commentato Renzi. Berlino finora ha resistito alla pressione: si tratta di un accordo commerciale, escluso il coinvolgimento del governo.
L’insicurezza in questo contesto, deriva dall’egoismo di alcune nazioni e dal loro completo disprezzo per gli interessi delle altre – ha sottolineato il presidente polacco Duda – questo rende difficile credere in una unità europea. Infatti, lo scontro tra interessi finanziari di aziende private, obiettivi strategici della Commissione (diminuire la sua dipendenza dal gas russo), diversi punti di vista economici degli Stati membri dell’Ue e continui sforzi russi per assicurare che il gas rimanga uno dei combustibili dominanti del blocco, mostrano come una visione unitaria dell’Ue sull’energia sia ancora molto lontana dal realizzarsi.
Gabrielis Bedris