Riforma Rai, Mentana: “Ora è come se l’ad fosse Palazzo Chigi”

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Il direttore del TG di La7, Enrico Mentana, in un’intervista al Fatto Quotidiano ha commentato la riforma della Rai recentemente approvata dal Senato e ormai legge.

Il giornalista è critico e mette in luce tutti i punti più problematici della riforma che detta nuove regole sulla gestione della tv pubblica: per Mentana non è stato fatto nessun passo avanti, anzi, egli sostiene che “con questa riforma torniamo a prima del 1975”, quando i rapporti tra Rai ed esecutivo erano molto stretti. Ed ora ci si è ravvicinati quanto mai a quel modello poiché, spiega Mentana, “La fonte di legittimazione del Cda è la commissione di Vigilanza, ma soprattutto l’ amministratore delegato con pieni poteri è Palazzo Chigi“.

“Non si può dire ‘fuori i partiti da viale Mazzini’ e poi approvare una legge del genere“, ha aggiunto il direttore, sostenendo che se la riforma l’avesse fatta un ipotetico governo Berlusconi sarebbe stato “pure peggio”, ma ammettendo che in realtà “il problema è il sistema”. Qual è la criticità più forte di questa riforma che riorganizza i poteri all’interno dell’azienda di Viale Mazzini? Mentana quasi lascia fuori il premier Renzi dalle responsabilità, o meglio, non lo individua come il “problema” più importante, poiché l’ex sindaco di Firenze “è un premier pro tempore”. “Il tema vero è che questa riforma schiaccia ancora di più l’ emittente pubblica sotto il peso del potere politico, legandola al governo“, ha spiegato.

Canone Rai in bolletta: “Crea distorsione nel mercato”

Mentana ha commentato anche la nuova disposizione sul pagamento del canone Rai, il quale come noto sarà inserito in bolletta per contrastare l’evasione: “E’ una misura che crea una chiara distorsione nel mercato. Se è vero che il canone in bolletta frutterà a Viale Mazzini 420 milioni in più, che effetti ci saranno sulla concorrenza con le aziende private? Per di più, in una fase in cui c’ è un incredibile calo degli introiti pubblicitari, per tutti”. Con queste nuove regole, afferma il direttore La7, la Rai “avrà una forza enorme” e individua la questione principale, quella che maggiormente teme: “La questione principale è che non si può permettere che la tv pubblica sia l’ ultimo brandello della comunicazione governata dalla politica“.

In conclusione Mentana ha criticato la composizione del Cda Rai – le cui nomine risalgono alla scorsa estate – sostenendo che in quella occasione i partiti, “tutti, anche i Cinque Stelle”, “hanno accettato una logica lottizzatoria”. “Fu l’ antipasto di quello che è accaduto oggi. Se tutti assieme hanno varato il Parlamento della Rai, è logico che l’ esecutivo decida per una Rai legata all’ esecutivo”, sostiene e poi aggiunge chiudendo sulle nomine dei nuovi direttori delle testate Rai che “per l’ ad sarà molto più difficile, perché ora la politica è seduta in Rai: tutta“.

Riforma Rai, Urbano Cairo: “Siamo al limite della concorrenza sleale”

A commentare negativamente la riforma varata dall’esecutivo e l’inserimento del canone Rai in bolletta anche il direttore di rete di La7, Urbano Cairo, che a Repubblica ha parlato di “concorrenza sleale” e “aiuti di Stato” alla tv pubblica.

 

Egli sostiene che sia giusto contrastare l’evasione del canone, ma che invece sia “ingiusto che i benefici dell’ operazione vadano per intero a un solo soggetto del mercato, la Rai, che peraltro è totalmente pubblico. Questo approccio danneggia gli altri editori, della televisione, della carta stampata, della radio, di Internet”. “Se la Rai incasserà 200 milioni, almeno 200 milioni in più di canone, ma per Mediobanca sono quasi 300, allora dovrebbe rinunciare a una fetta dei suoi spot. Il super canone permetterebbe di liberare risorse pubblicitarie e di aiutare gli altri media, le tv private, le radio, i giornali, il web” – spiega l’editore La7 e della Cairo Communication e aggiunge – Sul piano personale non ho bisogno di niente. I conti del mio gruppo sono in ordine. Non ho messo alla porta nessuno, semmai ho lanciato nuovi giornali e fatto delle assunzioni, e La7 è risanata. Ma tutto intorno altri editori hanno avuto problemi, talvolta licenziando. E ad ogni editore che chiude i battenti, soffocato, un pezzo di pluralismo scompare. Intanto la Rai – forte del super canone – continuerà forse nella sua politica di dumping. Potrà vendere i sui spot a prezzo di saldo, come ha fatto negli anni bui della crisi, con ulteriore danno per gli altri editori”.

Riforma Rai, Giacomelli contro Mentana: “È il legittimo portatore di un interesse privato”

Il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli ha risposto alle critiche di Enrico Mentana definendo il pagamento del canone Rai in bolletta come un’ “operazione di equità e di certezza di risorse” e ritenendo che il giornalista di La7 sia, per forza di cose, “il legittimo portatore di un interesse privato”.

“Non vorrei che si arrivasse alla conclusione che per la correttezza del mercato sia giusto accettare il 30 per cento di evasione. Si tratta di un’ operazione di equità di certezza di risorse. Il canone è stato abbassato e lo sarà ancora l’anno prossimo”, ha aggiunto Giacomelli, giudicando inoltre le critiche arrivate dalla sinistra: “fanno pensare che chi grida alla rivoluzione non voglia cambiar nulla”.

Il sottosegretario ha tenuto a mettere in luce invece i punti di forza della riforma e soprattutto a chiarire la questione della “valanga” di finanziamenti pubblici in più alla Rai: “Mediobanca stima 450 milioni di euro in più ed è una stima credibile, ma bisogna considerare che solo una parte di quel gettito andrà in Rai. Il resto a un fondo per le emittenti private locali e all’abbattimento delle tasse”.