Sandro Bondi parla del suo rapporto politico con Berlusconi dopo l’adesione al gruppo di Verdini condiviso con la sua compagna Manuela Repetti. Niente più dolci poesie per quello che è stato il suo leader. Intervistato da Repubblica Bondi compie una “riflessione di carattere storico sul berlusconismo che ho attraversato. E un viaggio tra i miei molti, troppi errori”. Ecco l’affondo pesantissimo di Sandro Bondi: “ci lasciava giocare con la politica e con le idee, fino a che non toccavamo la sostanza dei suoi interessi e del suo potere. Ricordo che, quando ero ministro, osai parlare di un canale televisivo pubblico dedicato alla cultura senza pubblicità. Subito, il pur mite Fedele Confalonieri mi redarguì bruscamente”.
Mentre intorno a Novembre del 2011 Bondi rivela di una riunione a Palazzo Grazioli (poco prima del termine anticipato del governo Berlusconi), nella quale “ci fece preliminarmente ascoltare in viva voce ciò che ne pensavano Ennio Doris di Mediolanum e l’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel. In questo modo eravamo messi sull’avviso della sua decisione”. “Entrambi sostennero che la situazione economica e finanziaria del paese era disperata e non vi era altra possibilità che quella di dare vita a un governo tecnico sostenuto anche da Forza Italia”.
“Berlusconi e l’istinto di sadismo”
Berlusconi – secondo Sandro Bondi – potrebbe essere paragonato al Conte Ugolino che nella Divina Commedia divora il cranio dei suoi figli. E questo riferimento culturale è in fondo lusinghiero, perchè lo sguardo di Ugolino verso i figli è di disperazione, mentre quello di Berlusconi è quasi intinto di sadismo. In realtà sono giunto alla conclusione che non vi è alcuna grandezza tragica in lui”.
Sandro Bondi sul Patto del Nazareno
Bondi parla anche del patto del Nazareno: “Merito di Verdini, che ha aiutato Berlusconi a rientrare in gioco, ottenendo da Renzi un riconoscimento politico non scontato e dovuto. Silvio avrebbe potuto utilizzare quest’ultimo attestato come un’ opportunità per lasciare una memoria positiva del suo ruolo nella storia d’Italia, ma l’ha rifiutata e sprecata”.