1.951.261 tonnellate di rifiuti l’ anno. E’ questa la cifra di ‘mondezza’ che andrà incenerita ogni 365 giorni. Per farlo servono i termovalorizzatori. I cosiddetti inceneritori. Renzi e il Governo si apprestano ad organizzarne la costruzione di nuovi.
A luglio l’esecutivo ne aveva previsti 12, ma il Piemonte, la Liguria e il Veneto sono stati ‘salvati’. Per loro niente nuovi inceneritori. Che restano, tuttavia, ad altre nove regioni: Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Abruzzo, Sardegna e due in Sicilia. Si arriverà a 55 impianti totali su tutto il territorio nazionale. Una cifra notevole che serviva come tempestiva risposta alle possibili multe di Bruxelles per infrazione per eccesso di rifiuti in discarica.
Inceneritori, Italia spaccata in due
Ma la questione è molto articolata. Nuovamente si osserva un’Italia spezzata in almeno due tronconi: il nord si salva anche per via delle buone pratiche. Ad esempio, il Veneto ha un livello aggregato di raccolta differenziata al 76%. La Lombardia, addirittura, ha una sovraccapacità di 550mila tonnellate all’ anno, anche grazie ad inceneritori obsoleti, come quello di Busto Arsizio.
Da qui nascerà la solita diatriba. C’è correlazione tra inceneritori e tumori/morti? Lo studio epidemiologico Arpa sull’inceneritore di Vercelli sembrerebbe dire di si, osservando come la mortalità sia aumentata del 20% e i tumori del 60% (+400% al colon-retto e +180% al polmone) con l’esposizione cittadina al termovalorizzatore stesso. A livello nazionale, invece, si può affermare che nell’ultimo decennio le tonnellate incenerite sono cresciute del 34,8% (da 3,8 milioni di tonnellate a 5,1). Ma secondo certi esperti nuovi inceneritori non significheranno aumento della differenziata, ma solo un aumento di costi. Non solo per la costruzione, ma anche per la dismissione. Una bella gatta da pelare per il Governo Renzi, alle prese tra sostenibilità ambientale interna e dettami dopo la conferenza di Parigi.
Daniele Errera