Le unioni civili saranno uno dei temi che certamente terranno banco ad inizio 2016. Il ddl Cirinnà ancora in attesa di approvazione è l’oggetto dello scontro prevedibile e di fatto già avviato all’interno della maggioranza in particolare tra il Pd e i centristi della maggioranza.
Ad alzare il livello dello scontro arrivano le parole del senatore Maurizio Sacconi che afferma: “Siamo pronti a raccogliere le firme per un referendum contro la legge Cirinnà sulle unioni civili, se venisse approvata, e a manifestare in un nuovo Family Day in difesa dei valori della famiglia tradizionale. Una maggioranza Pd-M5S creerebbe una nuova Costituzione di fatto non in sintonia con il Paese”.
Il senatore di Area popolare (Ncd-Udc) nell’intervista al Quotidiano Nazionale tiene a precisare: “Il ddl Cirinnà non è emendabile: di fatto descrive un matrimonio, crea i presupposti per l’estensione della genitorialità alle coppie omosessuali e fornisce un incentivo a chi vuole praticare l’utero in affitto. Porremo pregiudiziali di costituzionalità e chiederemo che il dibattito ritorni in commissione”.
Unioni Civili, Sacconi: ddl Cirinnà come palla di neve…
Se legge venisse approvata con una maggioranza trasversale Pd-M5S, “saremmo di fronte a una maggioranza costituente per una nuova Costituzione materiale, anche se non in sintonia con la maggioranza del Paese quale emerge da tutti i sondaggi”. Sarebbe a rischio anche la maggioranza di governo? “Proprio perché divisivo della nazione prima che del Palazzo, il ddl Cirinnà sarebbe la classica palla di neve che si fa valanga travolgendo tutto”.
Ddl Cirinnà, Serracchiani apre a intesa Pd-M5S
Di avviso ben diverso è invece Debora Serracchiani che proprio sul Ddl Cirinnà dice: “arriverà al Senato il 26 gennaio e, alla faccia dei maligni, il 99 per cento del nostro partito ha condiviso il testo”. “Il governo è sempre stato determinato a portare a termine le riforme, nonostante le fibrillazioni”. Sempre a QN afferma, al contrario di Sacconi, che si tratta di “una necessità che avverte il Paese”. “L’utero in affitto è vietato per legge e continuerà a essere vietato”. A questo punto il Pd potrebbe votare il testo con il Movimento 5 Stelle: “Le grandi riforme – dice Serracchiani – vanno fatte con la più larga condivisione possibile. In certi casi partecipano alcuni partiti e non altri. Dovrebbe essere un fatto normale” e “chi non ha adottato questo sistema troppe volte non è riuscito a fare le cose che doveva”.
Unioni Civili, Renzi: “Ok in 2016”
A mettere il disco verde sul ddl è però il premier Renzi durante la conferma stampa di fine anno. “Quello delle unioni civili è un tema che va depurato da tensioni di natura politica stretta. È un tema che divide, anche dentro il Pd ci sono molte divisioni, e ce ne sono anche dentro FI. Ma io dico che dobbiamo portarle a casa, e che il 2016 non può che essere l’anno chiave”.
Unioni Civili, stepchild adoption in dubbio
Nonostante le parole del premier, uno dei cardini del ddl, la stepchild adoption, rimane in dubbio. Parte del Pd, rivela oggi Repubblica, è pronto a stralciarla.
Dietro questa linea più morbida e meno ortodossa di Palazzo Chigi si nasconde un unico obiettivo: le amministrative della primavera del 2016. Dove Matteo Renzi e i suoi, in alcune città – come Napoli, Milano e Torino – metteranno sotto esame l’alleanza con i centristi. E con molta probabilità la tenuta dell’esecutivo. Inutile, dunque, forzare lo scontro sulle unioni civili. Preferibile, invece, assicura il parlamentare Pd Walter Verini, «incassare l’incassabile». In modo da limitare le defezioni delle truppe del ministro del Viminale. «Se si stralcia la stepchild adoption, noi la votiamo subito», afferma il centrista Alessandro Pagano (Ncd). Oggi, infatti, il modello cui si ispira il Pd è quello greco. Il 23 dicembre scorso il Parlamento di Atene ha approvato una legge per legalizzare le unioni tra persone dello stesso sesso.
Una legge, però, che non prevede l’adozione e l’affidamento dei figli. Il testo Cirinnà approderà in aula al Senato il 26 gennaio. Sarà possibile presentare gli emendamenti fino al 22. A palazzo Madama, però, la tenuta del Pd non è così certa. Al netto dei cattolici, che da sempre esprimono perplessità, altri senatori dem nutrono dubbi sulla stepchild adoption al punto da chiedersi «se sia l’anticamera dell’utero in affitto». Dai vertici del Pd si invoca la calma e la prudenza: «Noi non abbiamo alcuna intenzione di aizzare una polemica, né tantomeno di dividerci. A noi conviene andare piano piano»