Terrorismo Francia: Hollande in bilico sul ritiro della nazionalità
Terrorismo Francia: il prossimo 3 febbraio 2016 prenderà il via l’iter parlamentare, in Francia, sulla proposta di Revisione Costituzionale presentato dal presidente François Hollande e il primo ministro Manuel Valls lo scorso 23 dicembre. Un progetto che presenta due capisaldi: l’introduzione nella Carta fondamentale dello Stato di Emergenza – già dichiarato dall’inquilino dell’Eliseo dopo i tragici attentati a Parigi del 13 novembre – e soprattutto della “Déchéance de Nationalité“, il ritiro del passaporto francese per i binazionali che si sono macchiati di reati legati al terrorismo. Lo status giuridico della doppia nazionalità coinvolge attualmente tra i 3 e i 3,5 cittadini transalpini.
Terrorismo Francia: il quadro normativo
Il ritiro della nazionalità fu previsto nel sistema normativo francese per la prima volta nel 1848, in relazione alla legge sull’abolizione della schiavitù, rivolto a quei cittadini che avrebbero continuato a praticarla. La Déchéance è tutt’ora in vigore nell’ambito della legislazione ordinaria, ma applicabile solo nei confronti di coloro che hanno doppia nazionalità e che hanno ottenuto la naturalizzazione da meno di 15 anni, in base al contenuto della Legge Guigou del 1998. Inoltre, alla luce delle norme imperative della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del 1948, una simile misura non può essere estesa ai cittadini aventi una sola nazionalità, data l’impossibilità di rendere degli individui apolidi.
Terrorismo Francia: sinistra divisa, destra compatta (quasi)
Il 23 dicembre Hollande ha dunque confermato un testo che in molti a sinistra temevano: il Capo di Stato ha di fatto smentito il proprio Ministro della Giustizia, Christiane Taubira (prima firmataria della legge sul Matrimonio Gay), che in precedenza aveva escluso il ricorso ad una simile norma durante l’intervista concessa ad un organo d’informazione algerino.
Sul governo si è quindi scatenato il fuoco “amico” dell’ala sinistra del Partito Socialista, con l’ex primo ministro Jean-Marc Ayrault a criticare una disposizione che minerebbe il principio di uguaglianza tra tutti i cittadini, mentre Martine Aubry, sindaco Frondeuse di Lille, ha denunciato una proposta “degna del Front National“. Se tra i Républicains di Nicolas Sarkozy (già promotore di un progetto affine nel 2010) si discute sull’opportunità di elevare la Déchéance al rango costituzionale, criticando una mossa propagandistica da parte del governo, proprio il partito di Marine Le Pen si è detto pronto a votare a favore, auspicando un’estensione delle fattispecie e dei reati per le quali scatterebbe il ritiro del passaporto.
Terrorismo Francia: i numeri
Il progretto di Revisione Costituzionale dovrà essere approvato dalle due Camere in seduta comune (riunite a Versailles) e saranno necessari i 3/5 dell’assemblea plenaria. Essa consta di 925 eletti tra deputati e senatori, con la maggioranza qualificata individuata nella quota di 555 parlamentari. Hollande potrebbe dunque beneficiare di 415 sì, provenienti dai banchi della destra moderata (Les Républicains e alleati centristi UDI), ma dovrà sudare per far fronte alla prevedibile, nuova Fronda socialista, dopo quella venutasi a creare in seguito alla svolta liberale del governo nel 2014. Il Presidente verrebbe così incontro alle aspettative dell’opinione pubblica, per il 94% d’accordo con il testo, pur consapevole – in caso di esito sfavorevole del voto al Congrès – di rischiare il rinnovo della candidatura per il 2017.
Niccolò Inches (@niccolink)