Brutte notizie per gli azionisti e i titolari delle obbligazioni subordinate delle quattro banche ‘saltate’, Banca Marche, Banca Etruria, Cariferrara e Carichieti. I nuovi istituti fanno sapere che non sarà versato alcun risarcimento.
Banca Etruria, non ci sono soldi in cassa
Non ci sono soldi in cassa, quindi niente risarcimento. Solo il Fondo di Solidarietà (100 milioni in cassa a fronte di 800 milioni di debiti) potrebbe risarcire i truffati, è il caso di definirli tali. Oltre questo istituto, il nulla. Le nuove banche, fanno sapere dai vari cda, “non possono essere oggetto di azioni da parte dei vecchi azionisti e obbligazionisti subordinati”. Quindi bisognerà attingere dai vecchi istituti che tuttavia non hanno più la disponibilità economica.
Una situazione paradossale, anche a fronte dei verbali contenenti dati falsi per nascondere le perdite e lacune economiche. Un occultamento di conflitto d’interesse, inoltre, si aggiunge alla già di per sé delicatissima situazione. Una serie di irregolarità scoperte giorno dopo giorno che nel tempo avrebbero dato un termometro della preoccupante situazione delle quattro banche. Una questione di cui, probabilmente, i vertici erano ben a conoscenza, secondo la Vigilanza. Che scrive in una nota: “in alcune sedute del Cda e del Comitato esecutivo si è riscontrata una generica enunciazione nella parte del verbale di fattispecie ex art.2391) (che sanziona colui che ha un doppio ruolo e non lo rende pubblico, ndr), priva tuttavia dei necessari elementi informativi, in particolare la natura, i termini, le origini e la portata degli interessi. Inoltre in tutti i casi in cui le deliberazioni venivano assunte a una livello decisionale inferiore (ad esempio nel Comitato crediti), la possibilità di esercitare ogni forma di controllo era esclusa ex ante”.
Poi c’è Bruxelles. Sulla questione non sorvolerà, anzi. Probabilmente caricherà attraverso un vero e proprio commissariamento. Ne parla niente di meno che uno stretto collaboratore di Pierre Moscovici (Commissario per gli Affari Economici della Commissione Europea): “a causa del clima politico questa volta potremmo non riuscire a fermare i falchi determinati a bocciare la manovra e a commissariare l’Italia con una procedura sul deficit”. Sostanzialmente le ‘urla’ di Renzi contro l’Ue dell’austerità non sono funzionali ad un’intesa con Bruxelles e soprattutto Berlino, anzi. Hanno innervosito il clima che, economicamente parlando, non è già il massimo per il ‘Belpaese’: il debito pubblico e il deficit ne sono esempi palesi. Ora l’aggiunta del caso bancario. E il mancato risarcimento, scacco all’immagine governativa. A questo punto sembra probabile un intervento Ue: un aiuto al sistema italiano tramite il Fondo salva-stati (Esm). Un salvataggio che l’Italia rifiuterà, in quanto accettarlo significherebbe commissariare Roma. Cosa che Renzi non approverebbe mai, anche a costo del ‘no’ (sostanzialmente già dato) alla condivisione dei rischi bancari e alla flessibilità di bilancio. Si prospetta un fine 2015 duro per Renzi e per l’economia nostrana. Ma più di tutti per i risparmiatori rimasti ingiustamente col cerino in mano.
Daniele Errera