Situazione Crimea: un paradiso dimenticato
La penisola di Crimea, che subito dopo l’annessione russa del marzo 2014, s’aspettava di diventare una vetrina internazionale, s’è ritrovata invece militarizzata e con un embargo per lo più dimenticato da tutti. C’è chi paragona l’annessione della Crimea ad un furto di un cellulare costoso senza il suo caricatore. L’attuale sistema di vita della regione fa ben poco per nascondere l’isolamento nella quale è caduta.
Una volta era una zona di fiorenti resort, ora è separata dal resto del mondo: i cellulari internazionali non funzionano, così come le carte di credito, è bandita dai voli internazionali e l’unico mercato aperto è quello russo.
Since the 2014 illegal referendum in Crimea the economy there has suffered significantly pic.twitter.com/6mtmw39cs8
— United for Ukraine (@UnitedforUkr) 24 Aprile 2015
Situazione Crimea: i problemi economici
Economicamente la regione è molto indietro rispetto al resto della Russia, per non parlare del resto del mondo. La Crimea, che ha conosciuto come regione ucraina una comparativa prosperità, sotto il dominio russo ha visto una quasi totale inversione: oggi non viene nemmeno elencata tra i vari territori russi d’investimenti.
La penisola non può permettersi di rimanere ai bordi del mondo, e, anche se la Russia dopo l’annessione, ha aumentato le pensioni e gli stipendi dei dipendenti pubblici, gli incrementi sono stati azzerati dall’alta inflazione – 42,5 per cento – dal rublo debole e dalla mancanza di vie d’approvvigionamento delle materie prime. Molte aziende private sono nel caos e la stagione turistica – un pilastro dell’economia sin dai tempi dell’Unione Sovietica – è diventata una pallida ombra di sé stessa.
I pochi visitatori stranieri di questi giorni sembrano essere solo gli sfortunati rappresentanti dei marginali partiti europei che cercano pubblicità, vecchi amici del presidente russo, come Silvio Berlusconi, e celebrità confuse e stordite, come il remoto pugile americano Roy Jones Jr. Allo stesso tempo, la Crimea ha registrato un continuo esodo di giovani professionisti e imprenditori.
Geograficamente e politicamente isolata, la Crimea è diventata un perfetto terreno fertile per la corruzione su larga scala, l’affarismo e le violazioni dei diritti umani – una sorta di luogo nero inaccessibile alle organizzazioni internazionali di controllo e lontana da qualsiasi forma di diritto. La Crimea, vecchio feudo di oligarchi locali e boss mafiosi, ha aggiunto al suo palmares anche il rabbioso nazionalismo.
I rapporti con Mosca
La spesa che permetterebbe di tenere in carreggiata la penisola s’aggira sui 6 miliardi di dollari annui, ed è una cifra che la Russia, ormai in crisi economica, non può permettersi. Squassato dalle sanzioni occidentali e dai bassi prezzi del petrolio, il Paese è ufficialmente in recessione per la prima volta dal 2009. Il rublo russo, nel frattempo, continua a indebolirsi. I finanziamenti proposti da Mosca subito dopo l’annessione, non si sono ancora visti. I leader russi stanno facendo buon viso a cattivo gioco.
Nel mese di aprile, Vladimir Putin ha provocatoriamente dichiarato l’annessione della Crimea come una rettifica di un’ingiustizia storica. Il primo ministro Dmitry Medvedev, nel suo discorso annuale davanti al parlamento russo, ha definito la pressione economica occidentale come un costo accettabile per l’acquisizione del territorio. Ma mentre i costi continuano a montare, la Crimea – per tutto il suo valore simbolico – sta rapidamente diventando una macina per lo Stato russo.
Gabrielis Bedris