Emergenza smog, ecco perché le misure prese non funzioneranno
Ridurre di due gradi il riscaldamento negli immobili, divieto di bruciare biomasse, riduzione del limite di velocità di 20 km/h sia in città sia fuori, più investimenti nell’ambito del Trasporto pubblico. Sono queste le misure essenziali del decalogo anti-inquinamento su cui il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti e gli amministratori locali si sono accordati per risolvere al meglio l’emergenza smog, che sta attanagliando la Pianura Padana e le principali città del Paese.
Emergenza smog, su applicazione decalogo decidono gli enti
Un decalogo salutato positivamente dalla maggioranza – ieri, il ministro dell’Interno Alfano ha parlato di “ottimo lavoro” e “soluzioni concrete” – ma non dall’opposizione, che, trasversalmente, ha criticato l’accordo. Un’intesa, quella raggiunta, ieri, su cui anche gli ambientalisti hanno sollevato alcune criticità.
In primo luogo, il fatto che il piano elaborato ieri sia applicabile a discrezione dei comuni, delle città metropolitane e delle regioni coinvolte: “la titolarità delle decisioni”, ha precisato Galletti, “resta in capo ai sindaci”, sottolineando come il decalogo non sia una legge. E proprio alla creazione di un quadro normativo specifico punta la principale associazione ambientalista italiana, Legambiente: “Alcuni provvedimenti vanno nella direzione giusta” ha spiegato il vicepresidente nazionale Edoardo Zanchini, nell’evidenziare come sia “fondamentale che il protocollo firmato oggi (ieri, ndr) si traduca in norme di legge e individui nuove risorse per fronteggiare l’emergenza”.
Riscaldamenti: difficile controllare il rispetto delle ordinanze
Altre perplessità riguardano, invece, l’abbassamento dei riscaldamenti di due gradi. I controlli, in questa circostanza risultano difficili e gli effetti, dunque, sono limitati. A dimostrazione di ciò, in un articolo di Valerio Gualerzi su Repubblica, si ricorda la “missione” di Legambiente nei palazzi comunali di una Milano che, oggi come nel 2010, era alle prese con l’inquinamento: cinque anni fa, il sindaco Letizia Moratti aveva firmato un’ordinanza con cui imponeva l’abbassamento di due gradi del riscaldamento in città, ma nei palazzi istituzionali la norma veniva violata.
Oltre al problema dei controlli, che possono avvenire solo su segnalazioni dei privati, Gualerzi pone l’attenzione anche su un altro punto: l’impossibilità di applicare alla lettera quanto disposto dalla normativa vigente (decreto del presidente della Repubblica 74/2013), che stabilisce come la media ponderata della temperatura in un immobile industriale o artigianale debba essere di 18° (con tolleranza sino a due gradi in più) e come negli altri edifici si possa arrivare ai 20°, con una tolleranza prevista sino a 22°. In effetti, le temperature sono differenti da piano a piano, soprattutto nei condomini.
Limiti a velocità e traffico: incidono poco su PM10, serve la pioggia
Criticatissima è anche la riduzione della velocità di 20 km/h, predisposta nei centri abitati: infatti, essa tende a favorire l’inquinamento. Anche per quel che concerne il traffico, si è lontani dalla panacea di tutti i mali.
Il direttore del settore Ambiente Energia dell’Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio del comune di Milano, Bruno Villavecchia, intervistato dal Fatto Quotidiano, ha sottolineato che la limitazione del traffico ha un impatto solo sul black carbon, mentre per quel concerne le ormai famigerate PM10 concorrono altri fattori legati all’ambiente circostante.
Dello stesso parere è anche Stefano Caserini, docente di mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano: ai microfoni de la Repubblica, l’accademico ha ricordato come anche la combustione della legna incida nella creazione di inquinanti secondari, che agiscono nella Pianura Padana. Caserini, però, pone l’attenzione anche su un altro aspetto: affinché l’inquinamento si riduca è necessario che il vento o la pioggia agiscano sull’ambiente. “Ora” – si legge in un passo dell’intervista – “siamo in una situazione di inversione termica, cioè in una situazione in cui l’aria non si muove e anzi ‘schiaccia’ gli inquinanti verso il suolo”.