Russia e Ucraina: separazione in atto
Gli ultimi due anni hanno richiamato attenzioni sull’Ucraina, anche se i suoi abitanti sarebbero ben felici di scambiare i riflettori con la pace e la normalità; ora il paese vede i cittadini, sia delusi, per il crescente elenco di promesse non mantenute, che ansiosi, per dei positivi segnali politici ed economici dell’ultimo periodo.
L’Ucraina, fin dall’indipendenza dell’agosto del 1991, ha cercato d’avere una sua identità; ma nella pratica, Kiev si era vestita del sistema giuridico e di governo sovietico. I due paesi erano molto interdipendenti, molti ucraini si recavano normalmente in Russia, come molti russi arrivavano in Ucraina, sia per lavoro, turismo o parentele.
Dall’inizio della “Rivoluzione della dignità”, l’annessione russa della Crimea e il sostentamento russo alla “rivolta” in Ucraina orientale, i due paesi hanno visto un grande scollamento. Gli spostamenti degli abitanti tra i due paesi sono calati, sono passati da 6,1 milioni nel 2013, a 4, 6 milioni nel 2014, la statistiche del 2015 non sono ancora uscite, ma, tenendo conto dell’eliminazione dei voli diretti tra i due paesi, saranno ulteriormente diminuiti.
Le due economie nel corso degli ultimi due anni hanno visto calare le esportazioni ucraine da un 60 per cento fino ad un 13,2 per cento. Dal lato delle importazioni, le forniture di gas naturale russo si sono ridotte sia per le fonti alternative europee, che per la guerra nella parte orientale del paese, che ha obbligato Kiev a cercare altre fonti energetiche, come Sud Africa ed Australia.
Il prossimo anno, la decisione di Mosca d’abolire la zona di libero scambio, in risposta all’eliminazione delle barriere commerciali tra EU e Ucraina, probabilmente distruggerà le ultime vestigia di reciproca dipendenza: i due paesi continueranno a lottare per il territorio annesso, lo stato delle regioni ribelli e il debito di 3 miliardi di dollari, che l’Ucraina ha recentemente rifiutato d’onorare, ma queste dispute purulente sono solo le conseguenze deludenti di un processo che è stato più drastico di un divorzio.
Economicamente, la Russia ha sofferto per i prezzi bassi del petrolio e per le sanzioni economiche impostegli per le sue azioni in Ucraina, inoltre, l’imposizione russa di sanzioni economiche in risposta a quelle occidentali, si è rivelata un disastro: le vendite al dettaglio sono diminuite drasticamente. Il PIL russo è sceso del 3,8 per cento quest’anno.
L’Ucraina dal canto suo, ha perso circa 3 milioni di abitanti rispetto al 2013, dovuto all’annessione della Crimea, ha avuto un calo del 20 per cento della produzione industriale, in gran parte per il fermo delle fabbriche nell’est. Questo, naturalmente, è un disastro per un paese che era già povero e che ora è il più povero d’Europa.
Eppure c’è una buona ragione per credere che il forte calo abbia toccato il fondo: la Russia non ha appetito per ulteriori avventure militari in Ucraina; i recenti indicatori mese-su-mese mostrano un prudente rimbalzo già in corso; gli economisti ritengono che l’Ucraina crescerà dell’1,3 per cento l’anno prossimo; per la Russia, si prevede un calo dello 0,2 per cento. Per la Russia, il fondo economico non si vede ancora, e il governo non ha buone idee su come risolvere l’economia nel periodo di recessione delle materie prime.
Mentre la Russia rimane un paese più forte e più ricco dell’Ucraina, nel 2016 Kiev avrà una ripresa, anche se ostacolata dalla soffocante corruzione e dall’incompetente governance; ha ancora il sostegno del Fondo monetario internazionale, nonostante i recenti litigi sul bilancio 2016 e le nuove leggi fiscali; l’abolizione dei visti, prevista per la metà del 2016, fornirà una tanto necessaria spinta morale.
La Russia, naturalmente, è ben lungi dall’essere una causa persa: si è ricostruita dopo crisi peggiori. Nessuno dei due potrà alla fine uscirne vincitore, economicamente però, Kiev ha un 2016 più roseo di Mosca.
Gabrielis Bedris