Asia: la politica e la diplomazia del continente cominciano il nuovo anno con il piede sull’acceleratore. Sono almeno 7 gli importanti eventi geopolitici che si verificheranno nei primi mesi del 2016. Da tenere d’occhio le elezioni in Taiwan, il lancio della China Infrastructure Asian Investment Bank, il congresso del partito comunista del Vietnam, la possibile ripresa dei colloqui di pace tra governo afgano e talebani, i colloqui tra India e Pakistan, le nuove turbolenze tra Giappone e Corea del Sud, oltre alla “rinascita” dell’ASEAN.
Asia: i 7 maggiori eventi geopolitici di inizio anno
Il 16 gennaio i cittadini taiwanesi si recheranno alle urne: forse consegneranno alle cronache un risultato storico. Stando ai sondaggi il Democratic Progressive Party (DPP) potrebbe conquistare la vittoria ed eleggere il primo presidente donna del paese, ossia Tsai Ing-wen, il segretario del partito. Con la fine del dominio Kuomitang si annunciano cambiamenti su diversi fronti, a cominciare dalla politica estera che potrebbe vedere un “riavvicinamento” dell’isola al continente, per certi versi, già iniziato nonostante la palese diffidenza di Pechino.
Da parte sua, la Cina si prepara a una nuova sfida globale. Infatti, è quasi pronto il lancio della sua Infrastructure Asian Investment Bank (AIIB) che, con tutta probabilità già nel mese di gennaio, si avvia a diventare operativa. L’AIIB è il maggiore esempio delle ambizioni del colosso asiatico a proporsi sempre di più come leader multilaterale, offrendo una visione di governance alternativa a quella offerta da istituzioni occidentali come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale.
All’inizio di gennaio, il congresso del partito comunista del Vietnam si riunirà per eleggere un nuovo segretario, un nuovo politburo e una nuova commissione centrale. Il processo di “ricambio generazionale”, d’altra parte, potrebbe anche non portare dei cambiamenti considerevoli nella politica estera di Hanoi. Tuttavia, il paese sta diventando un attore importante sulla scena del sud-est asiatico. In seguito alle crescenti tensioni nel Mar Cinese Meridionale, viene sempre più corteggiato da Stati Uniti e Giappone per il ruolo che potrebbe avere nel contro-bilanciamento degli interessi cinesi.
Nel frattempo, gli strascichi della seconda guerra mondiale continuano a disturbare le relazioni diplomatiche tra Giappone e Corea del Sud. I due paesi chiave dell’area, infatti, continuano a litigare sui risarcimenti alle “comfort women”, cioè le donne sudcoreane costrette a prostituirsi dai soldati giapponesi durante l’ultimo grande conflitto. Anche se, in chiusura di 2015, i ministri degli Esteri dei due paesi hanno dichiarato archiviata la questione – Tokyo finanzierà una fondazione istituita dal governo di Seul – le associazioni delle vittime della schiavitù del sesso nipponica hanno manifestato la propria contrarietà all’accordo raggiunto dai due governi (il versamento giapponese non costituirebbe un’ammissione di colpa “ufficiale”).
A metà gennaio, India e Pakistan dovrebbero provare a sedersi intorno a un tavolo per condurre dei colloqui di pace ad ampio raggio. In ballo dovrebbero esserci lo status delle regioni “separatiste” dell’India e la lotta al terrorismo, la guerra alla droga, ma anche nuovi accordi economico-commerciali e di scambio people-to-people tra i due rivali “nucleari”. A sua volta, il Pakistan, con il nuovo anno, dovrebbe assicurare al governo afghano il sostegno necessario a intavolare delle trattative con i talebani, mai così forti dalla fine delle operazioni americane sul territorio di Kabul.
Intanto, si va rafforzando l’Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico (ASEAN): nel 2016, al via il progetto della ASEAN Community che raggrupperà formalmente l’ASEAN Economic Community, l’ASEAN Political-Security Community e l’ASEAN Socio-cultural Community. Il progetto, dicono i paesi promotori, dovrebbe migliorare l’interconnettività tra i partner: se andasse in porto, l’Asia conoscerà il suo primo vero e proprio “blocco” economico-politico.