Benzina: quali sono le alternative?
Benzina: perché ne usiamo ancora così tanta? Eppure, la lista dei carburanti alternativi, che potrebbero mettere in discussione la dipendenza mondiale dal petrolio, si allunga giorno dopo giorno. Attualmente sono più di una dozzina gli eco-combustibili in fase di sviluppo o di produzione, almeno la metà sono già disponibili. Per questo motivo, il governo degli Stati Uniti ha recentemente deciso di inaugurare un data center, già consultabile online, che illustra vantaggi e prospettive di biodiesel, elettricità, etanolo, idrogeno, gas naturale e propano. La speranza è quella che raggiungano quanto prima un mercato il più ampio possibile.
Benzina: quali sono le alternative?
Il biodisel è un combustibile che può essere prodotto sia a partire da oli vegetali che da grassi animali: potrebbe già essere utilizzato dai veicoli diesel attualmente in circolazione perché la sua struttura fisica è simile a quella del gasolio, soltanto che inquina molto meno (il biodiesel puro, detto anche B100, produce il 75% in meno di anidride carbonica rispetto al diesel normale), oltre a essere notevolmente più sicuro. Infatti, non comporta soltanto un minore impatto sull’ambiente, anche in caso di versamenti, ma ha una soglia di infiammabilità molto più alta (130 gradi Celsius) rispetto al gasolio (52).
L’elettricità è da tempo un carburante utilizzato su veicoli specifici ma fatica a conquistare un mercato di massa. Anche se, almeno in Occidente, potrebbe essere semplice adibire una rete di stazioni di ricarica, ad oggi, la diffusione di queste ultime resta limitata. Negli Usa ci sono solo 8.800 stazioni funzionanti.
L’etanolo è lo stesso tipo di alcol che è possibile trovare nelle bevande. Si stima che il suo uso come carburante potrebbe ridurre le emissioni di gas serra per una percentuale che varia tra il 52% e l’86%. Ha uno svantaggio: è molto meno energetico della benzina, dunque, ce ne vorrebbe molto di più per ottenere gli stessi risultati.
Idrogeno uguale zero emissioni di gas serra. Per sfruttare l’energia che sprigiona, infatti, si usa una particolare cella che produce vapore e aria calda. Tuttavia, con questo combustibile i problemi sono due: dovrebbe essere estratto dall’acqua e da altri materiali organici per mezzo di quantità enormi di energia elettrica. In più, la fase di stoccaggio è difficoltosa in quanto necessità di complicati processi chimici, bassissime temperature e altissima pressione.
Il gas naturale è già ampiamente utilizzato in tutto il mondo: è una miscela inodore di idrocarburi, formata per la maggior parte da metano. È considerato a ragione un combustibile fossile, d’altra parte, ne esiste una versione ecologica: il biometano, che è possibile produrre a partire dai rifiuti, attraverso un processo denominato “digestione anaerobica”. In pratica, si utilizza il residuo dell’azione di alcuni batteri su materiali biodegradabili: il vantaggio è che, dal punto di vista chimico, il biometano è uguale al suo omologo inquinante, quindi, può essere sfruttato dalle infrastrutture attualmente esistenti.
Il propano, o gas di petrolio liquefatto, offre una combustione pulita e ad alta energia. Potrebbe essere un’alternativa allettante se non fosse che i veicoli che lo supportano sono molto costosi e che le riduzioni di gas serra si ridurrebbero solo del 10% in seguito all’uso che se ne farebbe. D’altro canto, in termini economici, rimane molto più conveniente rispetto alla benzina.