Comunali Milano: ma davvero Majorino vuole un omosessuale in giunta?
Comunali Milano: ma davvero Majorino vuole un omosessuale in giunta?
La tematica LGBT entra nel dibattito politico delle primarie milanesi di centrosinistra. A scatenare la discussione è stato l’assessore al Welfare e candidato alle primarie Pierfrancesco Majorino. “In un Paese medioevale in cui la Legge (moderatissima) sulle Unioni civili prosegue il suo cammino stentato a Milano dobbiamo andare avanti con coraggio. Abbiamo dato vita al Registro, alla Casa dei diritti, alle iniziative antidiscriminazioni e a tanto altro. Ora dobbiamo fare ancora di più e per questo – scrive Majorino sul suo profilo Facebook – vorrei nella mia Giunta un assessore espressione diretta del movimento LGBT, una persona omosessuale (uomo o donna che sia) capace di raccontare la propria e la nostra idea di città anche a partire dalla propria biografia, dalla propria fatica, dalle proprie lotte”.
Comunali Milano, le critiche degli utenti
Il post dell’assessore è stato sommerso dai commenti, per lo più critici, degli utenti. “Pier in tutta sincerità vorrei dei bravi assessori a prescindere da quello che fanno sotto le coperte. Dobbiamo cercare il gay sensibile che si occupi di diritti? Speravo fossimo andati oltre a queste rappresentazioni ghettizzanti del tema” scrive Mattia Abdu. Rincara la dose Alessandro Panigada: “Non credo che per occuparsi bene di pari opportunità (che tra l’altro vuol dire molte cose) si debba per forza essere gay. Sta cosa delle quote – io che sono gay – proprio non la sopporto. Dire a priori che si vuole un gay in giunta non ha senso. Preferisco avere anche tutti gli assessori gay, scoprendolo dopo, ma che siano competenti prima di tutto”.
Comunali Milano, la replica di Majorino
Majorino ha scritto subito dopo un post su Facebook per replicare alle accuse.
“Mi fa piacere che si sia aperta una discussione sul tema dell’assessore che rappresenti il punto di vista maturato nei movimenti LGBT. Attenzione:non ho mai scritto che voglio “l’assessore gay”. Una sorta di nuova “quota”. La questione ovviamente non riguarda l’orientamento sessuale “punto”. Riguarda l’appartenenza a una comunità che si batte per i propri diritti (e quindi deve farlo..). In un Paese che li calpesta ed offende ( e dove servono tanti che fanno della questione una priorità politica assoluta, a prescindere dal loro orientamento sessuale)”.