Canone Rai e dittatura fiscale
Ci siamo, il canone Rai arriva in bolletta.
Il nuovo anno è arrivato e con esso alcune delle principali novità timbrate dal governo Renzi con la legge di stabilità (ex finanziara). Spicca per eccellenza l’addebito automatico nella bolletta della luce del famigerato canone Rai divenuto ormai tassa obbligatoria, per la quale a partire dal gennaio di questo nuovo anno non sarà più possibile richiedere il sugellamento della televisione. Sia chiaro è davvero una situazione in avanzata fase di estinzione il mancato possesso della tv nelle case degli italiani, dunque il provvedimento è realizzato in virtù dei cambiamenti sociali del nostro paese in termini di abitudini e stili di vita, ma è altrettanto vero che il provvedimento così com’è si adagia su una legge del 1990 dove lo streaming non era ancora realtà e dunque non viene riconsiderato allo stato attuale. Il provvedimento infatti colpisce i possessori di radio e tv, apparecchi adatti alla filodiffusione del segnale radiofonico e visivo, escludendo, seguendo le parole del sottosegretario alle comunicazioni Giacomelli, tablet smartphone e pc, e dunque gli strumenti per il libero accesso allo streaming, almeno per il momento. Per il prossimo futuro work in progress (primo chiaro segnale che il canone sarà un introito importante per lo stato, prima ancora che per la tv, introito urgente a quanto pare per dimenticare o meglio posticipare in un secondo momento il problema streaming). Quello del canone come tassa obbligatoria per finanziare una politica che gestisce una televisione statale al servizio del governo di turno piuttosto che del paese, che fa pubblicità per metà dello spazio televisivo disponibile (livello più alto d’europa al 50%, con un canone pagato da tutti adesso bisognerebbe abolirla la pubblicità, invece, ed è il secondo segnale, la pubblicità resterà per finanziare come sempre l’operato della tv, il canone sarà quindi introito d’emergenza statale), è la prova che l’Italia è ormai in piena dittatura fiscale, dove per essa si intende il controllo sulle tasche dei cittadini, dalla potenzialità di spesa fino alla messa in opera.
La ciliegina sulla torta del governo Renzi è però è l’obbligatorietà del pos anche per piccoli importi (anche inferiori a 5 euro) a partire da questo nuovo anno, altra conseguenza esecutiva della legge di stabilità (entro il 1º febbraio 2016, il Ministero dell’economia e delle finanze provvede con proprio decreto, di concerto col Ministero dello sviluppo economico, sentita la Banca d’Italia, ad assicurare la corretta e integrale applicazione del regolamento (UE) n. 751/2015 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2015, esercitando in particolare le opzioni di cui all’articolo 3 del regolamento stesso).
Avete capito bene. L’obiettivo è il controllo sui movimenti economici fisici dei cittadini, fine realizzato sulla scia della diffusione capillare della moneta virtuale. Il modus operandi relativo al pos ricorda quello relativo al canone Rai. Prima l’obbligo del pos per tuti gli esercenti, rendendolo obbligatorio ma dimenticandosi di eventuali sanzioni in assenza del rispetto della normativa. Poi ecco giungere sanzioni e conseguenze per chi non si fosse messo in regola, e per finire l’applicazione anche agli importi inferiori ai 5 euro, tralasciando se la banca pretende percentuali sul transato che saranno superiori al prodotto venduto. Se ciò comporterà un aumento dei prezzi per contenere le commisioni bancarie relative al transato pos, beh questo è un problema dei cittadini, mica del governo Renzi, che dai cittadini ha avuto una pseudo legittimazione tramite le ultime elezioni europee (ricordate la percentuale di consensi da record ottenuta, percentuale che le successive analsisi politologhe hanno ricondotto alla paura dell’avvento dei grillini e del conseguente fallimento dell’Italia per incapacità e incompetenza, la stessa paura del dicembre 2011 all’epoca delle dimissioni berlusconiane e l’avvento del regime bancario firmato Mario Monti).
Canone rai, culmine dell’escalation finanziara?
Così prima il colpo di stato bancario, chiaro ed evidente, poi le elezioni e nuovamente la necessità di ricorrere ad una gestione esterna, filo bancaria, più camuffata, vestita in abiti politici ma rimanendo di fatto in mano alle banche (come spiegare altrimenti il pasticcio del salvataggio delle quattro banche tramite il decreto legge di fine anno con i soldi dei contribuenti).
Comunque veniamo proprio ai soldi. Pagheremo con i pos anche i caffe. Per quel che riguarda il canone Rai invece il governo ci dice che avremo il primo addebito in bolletta a luglio, per un importo di 70,00 euro, gli altri saranno spalmati nel resto dei mesi successivi fino al saldo. Il tutto senza che i cittadini siano parte diretta in ciò, ne tramite consultazione popolare, i referendum, ne tramite elezioni democratiche che sanciscano una maggioranza di governo. In assenza di ciò si tratta di imposizioni che mettono mano nella nostra tasca, anzi nelle nostre carte, siano esse bancomat o di credito, e le banche esultano da Monti a Renzi.