Russia: tra sicurezza nazionale e declino economico
L’evoluzione della strategia di sicurezza nazionale russa – un documento la cui ultima versione è stata pubblicata il 31 dicembre – fornisce materiale prezioso per lo studio dell’angoscia, paranoia e lo sconcerto che ora attanaglia il Cremlino. Nel corso dell’anno passato la Russia è entrata in un vortice d’auto-crisi con un’unica risposta: sfruttare il confronto con l’Occidente per sostenere la mobilitazione “patriottica” e giustificare l’indebolimento interno con le ostili pressioni esterne.
La nuova strategia, rispetto alla precedente, è molto franca quando definisce le attività militari NATO come “inaccettabili”; è disonesta, quando sostiene che esiste un’espansione di una “rete di laboratori biologici militari negli Stati confinanti con la Russia”, mentre si giustifica, quando descrive la politica estera di Mosca come “aperta, razionale e pragmatica”.
La sicurezza russa è gravemente colpita dalla crisi ucraina, e il documento strategico dà la dovuta attenzione a questo disastro, seppur cerchi, quali artefici dell’instabilità “dei confini europei”, di rovesciare le colpe sugli USA e l’UE. Vladimir Putin, il 30 di dicembre, ha avuto una conversazione telefonica con Angela Merkel, François Hollande e Petro Poroshenko, nella quale i 4 hanno accettato d’estendere l’accordo di Minsk per un altro anno: il cessate il fuoco è l’unico punto su cui le parti convergono, ma rimane fragile.
Il mezzo principale russo per allontanare l’attenzione politica dallo stallo ucraino è stato l’intervento militare in Siria. Putin insiste che la Russia in Siria è sulla buona strada, ma capisce che l’iniziale trionfalismo sta per essere sostituito da preoccupazioni di battute d’arresto. Il deterioramento delle relazioni con la Turchia è diventato una conseguenza di un intervento mal preparato: Mosca, mentre annacqua qualsiasi disponibilità turca a disinnescare il litigio, continua ad aggiungere sanzioni a nuovi insulti.
Gli ostinati sforzi d’utilizzare il commercio come uno strumento, dato che fanno male ai consumatori russi più che al “nemico”, possono apparire strani; ma riflettono sia l’impatto negativo delle sanzioni occidentali su Mosca che il fallimento dei diversi intrighi internazionali atti ad eliminarle. Putin, certamente vede lo scollamento tra l’economia russa, basata sull’esportazione delle materie prime, e il rapido movimento dell’economia globale; ma non può ammettere il fiasco della sua politica interna, per cui, seppur destinati ad essere decurtati, prescrive continui programmi sociali; certo che un dilemma rimane: il Cremlino sarà in grado di sostenere l’ambiziosa politica militarizzata?
L’unico modo per garantirsi una risposta affermativa è di vendere alle masse l’idea che tutti, per sostenere la grandeur russa, devono essere pronti a sopportare le difficoltà. Così, la nuova strategia mira, bloccando l’esterno, a proteggere “la sovranità culturale” russa. Non esistono ancora strumenti utili per controllare Internet, tuttavia “l’influenza informativa-psicologica- distruttiva” e la viziosa propaganda TV stanno diventando stantie e noiose.
E mentre le situazioni di crisi diventano sempre più la norma, i russi tendono a perdere interesse per le avventure siriane o la difesa missilistica, e iniziano a riflettere sul deterioramento della qualità della loro vita. Le rivelazioni di iper-corruzione delle alte sfere delle forze dell’ordine, che un anno fa non hanno ricevuto nessuna reazione, ora hanno innescato molta risonanza. Chiaro che, per mantenere il paese mobilitato contro l’Occidente, le rivelazioni sono state messe a tacere; l’opposizione però, rifiuta di farsi intimidire ed è determinata a dimostrare che il regime di Putin è troppo corrotto e indebolito dall’insensato spreco di risorse.
La Russia, seppur con gli avversi scenari petroliferi, ha abbastanza riserve internazionali per durare fino alla fine di quest’anno, e con una frugale gestione, se aiutata da un apparato di sicurezza ben nutrito, la leggendaria pazienza russa potrà essere messa alla prova fino alle elezioni presidenziali del 2018. E, anche se Putin non potrà mantenere il potere oltre quella tornata elettorale, la Russia – quando arriverà il momento della successione politica – sarà una società molto introspettiva.
Gabrielis Bedris